L’INSORGENZA DEL 1809 AD ASIAGO BAGNATA DAL SANGUE DI MIGLIAIA DI INNOCENTI
L’amico Paolo Foramitti mi segnala:
Da una pagina internet, testo di Giancarlo Bortoli: L’insurrezione dei Sette Comuni del 1809: 2.000 morti.
Nel 1809 L’Austria cercò la rivincita. Michele Maria Prosdocimo Vincenzo Negrelli, amico di Ottaviano De’ Bianchi – comandate delle forze in Tirolo – compiono opera di proselitismo oltre frontiera e, più precisamente sull’intero Altopiano del Sette Comuni fino a toccare Arsiero, Schio e alcuni borghi minori posti ai piedi dei Lessini. La rivolta, meglio nota come “Insorgenza”, nell’Altopiano fu indotta da Ottaviano de’ Bianchi, , che organizzò l’alleanza delle popolazioni del Trentino Alto Adige e del Veneto, in particolare dei montanari. Fu preso prigioniero e fucilato il 24 giugno del 1809. Interessante il primo capo d’imputazione: avere eccitato i Popoli delli Sette Comuni posti nel Regno d’italia a prendere le armi contro il loro legittimo Sovrano da lui chiamato nemico comune dell’Europa.
Da noi esisteva già un esercito organizzato (anche se sciolto nel 1807). costituito dalla Milizia volontaria, mentre nelle altre aree – in particolare nel Trentino e nel Bolzanese, l’esercito popolare era formato dagli Schützen (fucilieri) all’epoca capeggiati da Andreas Hofer – personaggio molto popolare nel Tirolo – il quale riuscì a resistere sino agli inizi del 1810. Anch’egli fu fucilato a Mantova (il 20 febbraio 1810).
A giugno l’insurrezione nei Sette Comuni destituì le autorità napoleoniche ma fu una “vittoria di Pirro”.
Il 17 luglio, Asiago era stata ripresa sotto la dominazione napoleonica e la repressione fu sanguinosa, addirittura “strage orrenda”, secondo la cronaca dell’ultraconservatore Arnaldo Tornieri “Più di 70 furono uccisi dai Francesi, tra cui anche qualche donna”. Pur compiacendosi che si fosse data una valida “lezione a quelli abitanti” e inveendo contro gli “sciagurati suscitatori del disordine e della confusione” i “disordini”, continuarono almeno fino ad ottobre.
Incuranti delle persecuzioni subite dalle nostre e altre genti, il 14 ottobre a Schönbrunn, viene firmata la pace fra Napoleone e Francesco I, con il sacrificio del Tirolo e del Vorarlberg, divisi fra il Regno di Baviera e il Regno d’Italia.
Nel 1809, sull’Altopiano dei Sette comuni, la repressione della rivolta fu fin troppo spietata, come lo stesso direttore di Polizia aveva ammesso in un “promemoria” indirizzato, ancora nei primi giorni d’ottobre 1809 al duca Francesco Melzi d’Eril: “L’insorgenza è compressa, ma sarà sempre grave il pensiero della perdita di circa 2000 uomini, la maggior parte agricoltori, che lasciarono la vita affrontandosi colle truppe o sul patibolo.
La pena di morte fu applicata forse con troppa profusione dalle commissioni militari, cosicché sotto il giorno d’oggi produce un effetto contrario di quello che si vorrebbe. Accostuma il popolo al sangue e fa riguardare con indifferenza ciò che prima si vedeva con ribrezzo. Il numero dei detenuti è grande, quello de’ fuggitivi lo è ancor di più…. ” Ironia della sorte, spesso il patibolo era “organizzato” laddove era stato piantato “l’albero della libertà” durante lo spirito libertario che accomunava i rivoluzionari.
Questi luttuosi eventi furono accompagnati, ogni volta, da saccheggi subiti dalle popolazioni (particolarmente tribolata fu Enego, tormentata anche dai passaggi Austriaci), da processi, violenze, depredazioni dei beni comunali e delle chiese.
Alla fine gli Altopianesi morti in battaglia, fucilati o impiccati per repressione furono 2.000!
I tentativi di ricostituire la Reggenza durante il Regno Lombardo Veneto, dominato dagli Austriaci dimentichi dei fatti del 1809, non ebbero alcun esito