IL SACRIFICIO UMANO NEL CULTO DEI CELTI

Una risposta

  1. Ne dite di cazzate, eh! ha detto:

    Io francamente ancora non mi spiego un simile accanimento con un popolo antico come i celti, che fanno anch’essi parte della nostra eredità, della nostra storia e DELLA NOSTRA ASCENDENZA; ma intanto si spendono fiumi e fiumi di paroline dolci, lacrimevoli e melense per razze come quella negroide o semitica, da sempre avvezze alle peggio turpitudini (indole MAI estinta, vorrei ricordare).
    In oltre quegli scritti sono estremamente enfaciti, contradittori (la crocifissione come pratica era sconosciuta presso i celti, e i romani la apporesero da cartaginesi ed ebrei; fate un pò i vostri conti), atti solo a far sembrare i celti come mostri sanguinari e unicamente violenti. L’unico più attendibile è proprio il De Bello Gallico di Cesare, ma anche qui i suoi racconti vanno presi con le pinze: dice il vero che i “sacrificati”, erano per lo più criminali ed individui abbietti; ciò porterebbe a ritenere i “sacrifici” nient’altro che eseguzioni sacralizzate (dopotutto i Druidi, oltre che sacerdoti, svolgevano anche le funzioni di medici, filosofi e pure giudici). In oltre è assai improbabile che Cesare avesse mai assistito in prima persona ad una delle loro cerimonie; si ritiene infatti (con logica, aggiungo io) che la storia dell’uomo di vimini (anchessa esagerata fino all’ecesso, e ben poco credibile) non fosse altro che un antico retaggio oramai caduto in disuso presso le popolazioni cisalpine e transalpine (probabilmente qualcosa era sopravvissuto solo in certe regioni di Scozia e Irlanda del Nord), e quindi tramandato unicamente tramite racconti e leggende orali (e si sa, anche in questo caso, le si spara sempre più grosse) che cesare avrà udito da oratori e bardi er riportate come rito effettivo nei suoi scritti.
    Il metodo più comune per i “sacrifici” era certamente l’impiccaggione, poichè essendo gli alberi un vicolo spirituale e divino (vedi il grande albero dlla vita), l’anima del condannato andava direttamente al regno dei morti tramite i suoi rami. A seguire ci era l’inumazione e l’annegamento, ma TUTTE le vittime erano sempre criminali incalliti, dei peggiori.
    L’uccisione con le armi invece era prevista per traditori e disertori, ma pure a Roma vigeva la stessa legge presso l’esercito.
    Non sono realmente pervenute, come la crocifissione, l’oblazione o l’impatamento; queste ultime usate dai cristiani come metodo di tortura e dagli islamici come condanna,

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