LA BATTAGLIA DI COSTABISSARA DETTA DE “LA MOTTA”
Fabula Docet si trova qui: Costabissara.

Costabissara oggi, un tranquillo borgo ove un cippo ricorda la battaglia
La battaglia della Motta 7 ottobre 1513
Il 7 ottobre per la Serenissima è quello che è il 9 novembre per la Germania: nel 1571 è la data di Lepanto, il 7 ottobre 1515 muore D’ Alviano, nel 1511 è l’inizio dell’assedio di Treviso, la svolta (con il rovesciamento delle alleanze dei legati di Cambrai) delle sorti della guerra contro Venezia.
Nel 1513 il 7 ottobre è una delle sconfitte più gravi subite dal succitato D’ Alviano. Il condottiero umbro non aveva vie di mezzo: spesso conseguiva travolgenti vittorie con conseguenze trionfali come al Rusecco (dopo la disfatta imperiale arrivò d’impeto a conquistare mezzo Friuli e mezza Istria) o a Marignano, dove tamponò l’ennesima disfatta dei lanzichenecchi contro gli svizzeri decretando di fatto la fine delle velleità elvetiche su Milano. Altresì subiva sconfitte clamorose, come ad Agnadello o appunto alla Motta.
La Motta di Costabissara è a nord di Vicenza, e durante una delle fasi della guerra vi si ritrovano un contro l’altro il D’Alviano e il Cardona comandante degli spagnoli.
Non è la prima occasione in cui si scontrano, stavolta ad avere la meglio sarà lo spagnolo.
L’esercito iberico è costituito da circa 1.000 cavalieri e 4.000 unità di fanteria ben armate con armi da fuoco. In aggiunta all’esercito vi sono 3.500 lanzichenecchi tedeschi.
L’esercito veneziano conta 3.000 cavalieri circa, 10.000 unità di fanteria e 24 cannoni divisi in 5 colonne.
Alle forze numeriche di Alviano, si uniscono anche molti contadini del territorio, esasperati dai saccheggi dei tedeschi, abituati più a strategici sacchi che a battagliare, come si vedrà qualche anno dopo a Roma, espugnata dai tercios spagnoli e devastata dai lanzichenecchi.
Il comandante veneziano divide le truppe in 5 colonne: una a Creazzo, una appena a nord di Vicenza, una in centro a Vicenza, una tra i monti di Creazzo e i due colli d’Abirone per posizionare pezzi d’artiglieria, e una colonna mobile.
Giovanni Paolo Manfrone con 4.000 uomini stanzia a Montecchio Maggiore.
Cardona si sente in trappola, cerca di sfondare verso Abirone ma viene bloccato dalle bocche da fuoco.
Prova allora verso Bassano, con l’idea di costringere d’ Alviano ad abbandonare le posizioni per combatterlo sulla pianura o in caso estremo, di ripiegare verso Verona.

i due contendenti e la battaglia
L’effetto è che l’esercito spagnolo la mattina del 7 ottobre si sposta verso Schio senza che d’ Alviano se ne accorga, complice la solita nebbia.
Appena il condottiero umbro si rende conto della manovra elusiva cerca di intercettarlo, ma viene attaccato dai tedeschi comandati da Prospero Colonna (e ricordiamo che Bartolomeo d’ Alviano era di casata Orsini, acerrimi nemici dei Colonna).
I fanti veneziani usano la picca alla maniera degli svizzeri, con quella segretissima tecnica appresa qualche anno prima quando D’Alviano riuscì a peso d’oro a farla insegnare ai fanti da un comandante corrotto.
In una prima fase si rivela vincente, i fanti e gli esasperati contadini hanno la meglio sui quadrati della fanteria imperiale.
E’ la cavalleria tedesca che risolve lo scontro, la tecnica è vincente ma la gran parte dei volontari non ha l’esperienza e la freddezza necessarie per restare in posizione.
La carica imperiale ne sconnette i ranghi, è per la maggior parte gente non avvezza agli scontri.
D’Alviano cerca di tamponare, ricompatta le fila e si prepara allo scontro.
Cardona e Colonna attaccano in forze, i lanzichenecchi cedono ancora una volta e l’esito è incerto.
Chi risolve è il Marchese di Pescara con i rinforzi degli spagnoli (i famosi tercios, che saranno gli stessi che scardineranno le difese a Roma nel 1527). Alviano ripiega verso Padova, la fanteria veneziana cede e la cavalleria è in rotta. Vicenza chiude le porte ai fuggitivi per paura degli spagnoli, ed è strage.
La battaglia non avrà influenza sulla guerra. È però ben vivida, dopo il revisionismo dell’epoca guglielmina e successiva, nelle storie militari tedesche, ed è vista oltralpe come una strepitosa vittoria della fanteria.
