IL BISANTE, LA MONETA CONIATA DA BRAGADIN
Nel corso dell’assedio, Marcantonio Bragadin avendo esaurito tutte le disponibilita’ finanziarie fece battere delle monete di rame:“ Secondo questa testimonianza del Riccoboni, storico contemporaneo all’assedio di Famagosta, vennero quindi battute monete “con lavoro incessante giorno e notte” e di due specie diverse: del valore di 12 assi e di 4 quadranti. Si tratta di valori completamente sconosciuti nella pur ricchissima serie di monete battute dai veneziani sia per la terraferma che per i domini d’oltremare. I Bisanti – le uniche monete ossidionali di Famagosta a noi note – sono tutti dello stesso metallo (rame) e dello stesso tipo ne’ il peso, irregolare date le circostanze (da un massimo di gr 9,47 ad un minimo di gr 3), puo’ servire come metro di diversi valori. Anche perche’ le sigle impresse sulle monete sono sempre le stesse sia nei “pezzi” di maggiore che di minore peso.
I Bisanti, battuti durante l’assedio di Famagosta, tutti in rame e con la data 1570, recano al dritto l’impronta del leone di San Marco con la leggenda (PER IL PRESIDIO DEL REGNO DI CIPRO) a spiegazione dello speciale carattere della emissione; sotto la data.
Al rovescio, in quattro righe, (LA FEDE INVIOLABILE DEI VENETI, -venetoru(m)- abbrevviato) ; sopra un amorino (che accenna alle tradizioni mitologiche dell’isola cara a Venere), che implora il cielo per vendicare la perfidia dei turchi e sotto l’indicazione del valore BISANTE e le sigle
o
(forse i segni convenzionali dell’officina monetaria o dell’incisore. Di queste monete esistono parecchie varianti per la diversa punteggiatura tra le parole della leggenda; alcune recano la parola PRESSIDIO invece di PRAESIDIO. Da notare il loro aspetto piuttosto elegante, nonostante le eccezionali condizioni che accompagnarono la loro battitura e che non permisero certo d’indulgere a raffinatezze di conio.