VERONICA FRANCO UN MISTO AFFASCINANTE DI MERETRICE, INTELLETTUALE E DONNA “HONESTA”
VERONICA AFFASCINA, sia per l’intelletto che per la vita libera e spregiudicata, che tuttavia volle riscattare alle soglie della vecchiaia, poco prima della sua morte.. Eccovi un ritrattino che mi pare ben fatto.
Il 28 luglio 1591 muore a 45 anni a san Moisé la poetessa e cortigiana Veronica Franco. Giuseppe Tassini sarà il primo a documentare tutta la sua carriera nel libro “Veronica Franco celebre letterata e meretrice veneziana”(1874).
Nata in una vecchia e onorata famiglia veneziana, andata in sposa giovanissima al medico Francesco Panizza, si era votata, col consenso e l’appoggio della madre, alla prostituzione. Svanita la sua giovinezza, era diventata pia, fondando nella parrocchia dei Carmini, un ospizio per peccatrici pentite. Nel suo testamento lascia una somma a beneficio di “due donzelle da bon per il suo maridar, ma se si trovassero due meretrici che volessero lasciar la cattiva via, e maridarsi, o monacarsi, in questo caso siano abarazade le due meretrici, e non le donzelle”.
Lo studioso G. Fontana sostiene che la Franco non era una cortigiana, tutt’al più “una moglie anomala”, incapace di resistere alla tentazione di prendersi degli amanti e che il re Enrico III, non si sarebbe accompagnato a una meretrice, portandosi in Francia il suo ritratto, eseguito dal Tintoretto. Fontana difende la Franco per difendere Venezia, credendo che il disonore di Veronica sia anche il disonore di Venezia (Tassini).
Fin qui Giovanni Distefano, io aggiungo che la prostituzione era vista dai saggi legislatori veneti, come un male minore, e la casta delle prostitute ben tollerata e regolamentata. Nessun tentativo di realizzare utopie impossibili, quale l’eliminazione dallo stato veneto del “mestiere più antico del mondo”. Come dalla legge Merlin in poi si cerca di fare in Italia, con i risultati che tutti conosciamo.