I CAVALLI “(V)ENETI” DI GAMBARARE. UNA IPOTESI SULLA PRESENZA DI UN SANTUARIO
LA mia amica Antonella Todesco, a proposito della Festa dei Cavalli che ancora si tiene a Gambarare di Mira, ha avanzato una interessante ipotesi che mi sento di appoggiare. E cioè che la località, in epoca protostorica posta all’estremo limite della laguna, fosse un posto dove venivano imbarcati i nostri famosi cavalli, esportati in tutto il bacino mediterraneo. Dionigi di Siracusa, il famoso “tiranno” (ovvero signore della città) riportano le cronache antiche, ne acquistò parecchi. Ed è cosa nota agli storici che i Veneti avevano basi commerciali (non solo per i cavalli, ma anche per i tessuti) sparse nel Mediterraneo. Venetico è ancora oggi il nome di una località vicino a Milazzo.
Insomma, Gambarare, (il cui nome come ha anche scritto la studiosa Elena Righetto, ricorda che lì erano presenti allevamenti di gamberi in epoca storica, perché vi era presenza di acqua di mare), forse ospitava anche un santuario dedicato al cavallo, come del resto era anche ad Altino, ed era una maniera per propiziarsi la divinità sotto la cui protezione si sperava di fare grandi affari. All’estremo limite della laguna, come ad Altino, è probabile venissero imbarcati i puledri veneti. Da qui, dal culto antichissimo probabilmente manifestatosi in quella che oggi è la località che conosciamo come Gambarare, si è probabilmente originata la Festa che oggi chiamano “della Madonna del cavallo”. Come del resto è probabile accadesse ad Altino: Jesolo stesso deriva il suo nome da Equilium, posto dove si allevavano cavalli allo stato brado.