CELTI O VENETI ? Ecco cosa ne pensa Ivan Tomažič

Una risposta

  1. max ha detto:

    senza voler difendere aprioristicamente quell´ amalgamo linguistico e di culture materiali che prende il nome di Celti, comprendo appieno l´infastidimento provato verso una esaltazione, a volte “romantica”, di verso tale cultura, storpiandone particolari, ed eleggendone i protagonisti quasi a campioni di un modus vivendi di liberta´rispetto alla situazione contemporanea,la quale risente dei restrittivi limites dettati dalla stessa societa´di individui di cui noi stessi siamo vittime e carnefici. Ecco dunque un modello di indipendenza e liberta´: i Celti.
    D´altro canto, e´quello che spesso capita con molti altri popoli, nella ricerca di un “necessario nazionalismo”, o regionalismo storico, attraverso límmedesimazione/mitizazzione di antenati, sintomo di una grave crisi di identita´, sociale e individuale. E´capitato con i Greci ed i Romani, poi con i “federalisti” Tirreni, allo stesso modo in cui Illiri e Germani lo furono nelle rispettive zone geografiche, ed oltre. In quel processo socio-politico che vede in un assolutismo etnico, la soluzione ideale alla crisi d´identita´culturale. Come oggi, sta capitando con i Sanniti, gli Shardana, i Picenti, i Paleoveneti,e talvolta, i Celti…
    Quelli appunto citati nell´articolo.
    Che “si trattennero per un “alcuni” secoli in in Europa”…. ovvero, da almeno il X a.C, considerando la continuita´culturale dimostrata da culture quali quella di Golasecca (vedi studi di De Marinis) o della facies leponzia. E non, solo di quella lateniana, che rappresenta solo un successivo aspetto. Come reperti archeologici , fonti letterarie (T. Livio in primis con la citazione dell´ecista Beloveso, riguardo a medhlan/mediolanum, gia´terra insubre, od Elitovio con la fondazione di Brixia.. e dunque non “Solitamente vengono trattati da primo popolo noto che abbia “celtizzato” ignoti protoabitanti dando così inizio alla storia dell’ Europa Centrale.” A volte questi insoliti ignoti, hanno dei nomi, dato che erano in zone circostanti gia´da prima. Come appunto Camunni, Leponzi, Reti, Insubri, Orobi, Anauni/Anamari, Libui, Vertacomori, per non parlare dei vari popoli Liguri, Degli Umbri, e persino di quei gia´citati Etruschi e Paleoveneti. Con cui commerciarono per reciproco vantaggio. Come del resto gia´ genti che condividevano un´appartenenza alla stessa famiglia linguistica avevano fatto, prima di loro.. Come lo sappiamo? da tracce archeologiche, e sorpresa: da.. ISCRIZIONI. Perche´, ebbene si´ci sono: almeno a partire dal VII a.C, come figure quali Prosdocimi, D´Adamo, Lejeune, Lambot, Villar ed altri hanno ben chiarito. E molte delle quali raccolte in quell´interessante opera che prende il nome di “Tomo epigrafico, dei Celti d´italia, tomo II” Agostinetti, Morandi, 2004. E le iscrizioni, oltre alle 300 e passa su suolo italiano, giungono da “alcuni paesi europei” come Portogallo, Spagna, Francia, Belgio, , Germania, Svizzera, Austria, Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia, Rep. Ceca, Slovacchia, Romania, Ungheria, Bulgaria, giungendo alla´ Scozia ed all´a Turchia… giusto pochini… ora, le fonti ci dicono che Celtae, Galli, Keltoi, Galatai, come Greci e Romani li chiamavano, riferendosi ai popoli delle sopra citate aree geografiche e paesi odierni non erano gli Uenetoi/Veneti, come lo stesso Strabone ci precisa, a proposito di idiomi differenti tra i due popoli, che tranquillamente anche nelle terre dellá ttuale veneto convivevano, come Vitali e Salzani hanno dimostrato riguardo ad Este, Padova, Verona e Adria, per citare alcuni centri storici e nevralgici legati alla cultura paleoveneta. Dunque, abitarono, come gli altri popoli limitrofi o coesistenti, non di certo si trattennero. E abitarono a lungo, dato che ebbero modo di in tralciare i piani della crescita espansionistica di Roma, che dal 386 a.C fino alla caduta dei territori alpini di Reti e Camuni, Salassi, Taurisci e Norici, etcc attorno al 15-6 a.C ad opera dei luogotenenti di Augusto, Tiberio e Druso , in primis, lotto´contro tali genti galliche…. tra cui per la conquista del Norico, fonte dell´omonimo ferro, dalle zone di Noreia/Magdalensberg, dove tracce romane esistono almeno dal I a.C, e dove le iscrizioni riportano onomastica romana mista a quella indigena, almeno fino al III d.C, come dicasi per Aquileia, Ljubliana/Emona, etc. Ora, non credo che per dare legittimita´e spessore storico e culturale aiPaleoveneti, bisogna storpiare la storia, la geografia, il folklore, e la genetica, quando allora si dovrebbe riprendere anche quei dimenticati Euganei, e ricordandosi che l´ésaltazione delle proprie origini e´sempre una falsificazione di chi non sa accettare la mescolanza genica di cui e´parte. E che ha dato vita a quelle sfaccettate peculiarita´culturali, linguistiche, persino gastronomiche, che oggi rendono le nostre regioni italiane tanto apprezzate e talvoolta invidiate nella loro eterogeneita´di aspetti. Che siano Euganei, venetici, celtici, Romani, greci, Avari, magiari, germanici, Spagnoli, francesi….

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