I “PRIVILEGI” DEI POLITICI D’OGGI E I “PRIVILEGI” DELL’ARISTOCRATICO VENEZIANO.

Una risposta

  1. Marco d'Aviano ha detto:

    Lo spunto di Milo è davvero interessante, come al solito. I concetti sono giusti, ma bisogna prestare attenzione alle parole, che sono importanti, come insegnano i giacobini e i sinistri, che a furia di usare parole di diverso significato al posto di quelle appropriate, riescono così bene a manipolare le coscienze (vedi la “neolingua in “1984” di George Orwell). La “uguaglianza” non esiste per gli esseri umani. Dio ha creato gli uomini unici, come individui. La cosa importante è che gli uomini siano pari davanti a Dio e davanti alla legge (in questo senso, e in solo questo, uguali). La società di un tempo, retta dall’aristocrazia, si basava – più che sulla diversità – sulla DISTINZIONE. La persona distinta si distingue dalla massa quantitativa in quanto opera per il bene. La società liberale conta i voti sulla base del dogma che la maggioranza ha sempre ragione, ignorando ciò che è bene e ciò che è male. La distinzione è un concetto qualitativo: cioè si deve tendere a diventare migliori, detta in termini religiosi (ancora più elevati), bisogna santificarsi. La società tradizionale, inoltre, dava risalto alla COMUNITA’, cioè faceva tutto il possibile perché regnassero pace e concordia e fosse riconosciuto un ruolo a ciascuna persona. La società liberale – atea e amorale – dopo avere introdotto il concetto degenerato dell’uguaglianza, ha introdotto anche il concetto degenerato del “diverso”. Il diverso è l’emarginato, l’asociale, il reietto. La depravata società liberale ha, infine, ribattezzato eufemisticamente “diverso” l’invertito, che infine gli Stati Uniti hanno ridenominato “gay”, per rendere accattivante il processo di destrutturazione della società e delle persone umane. E quel modello folle oggi ha il totale dominio e controllo di ciò che pensiamo e diciamo… almeno finché non ricostruiremo la Veneta Serenissima Repubblica !

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