I SAVI DE TERAFERMA, I MINISTRI DEL GOVERNO DI SAN MARCO.
Fonte “Veneziamuseo.it ”
Savi alla Terra Ferma.
Già nel corso del 1412, grazie alla crescente importanza delle materie oggetto del loro ufficio, laMano dei Savi alla Terra Ferma ebbe riconosciuta la possibilità di partecipare ai lavori della Consulta.
La decisione di disciplinare e perciò di rendere stabile la loro rielezione giunse nel 1420, dunque poco tempo dopo che si conclusero gli eventi bellici che portarono la Repubblica alla conquista dei territori che oggi corrispondono alla Regione del Friuli Venezia Giulia. Infine, a partire dal 1434 la Mano entrò a fra parte a pieno titolo degli organi delegati dal Senato.
I Savi alla Terra Ferma erano eletti nel numero di cinque, e mutavano alternativamente allo scadere di ogni muda di tre in due, in modo che, come sempre, i più anziani avessero il tempo d’istruire i nuovi arrivati. Venivano eletti in Senato e potevano essere tolti da ogni altro ufficio, tranne quelli esclusi per legge, come ad esempio dalla Mano dei Savi Grandi.
La carica aveva la durata complessiva di sei mesi e la contumacia era pari alla durata stessa dell’incarico.
Savi alla Terra Ferma.
Già nel corso del 1412, grazie alla crescente importanza delle materie oggetto del loro ufficio, laMano dei Savi alla Terra Ferma ebbe riconosciuta la possibilità di partecipare ai lavori della Consulta.
La decisione di disciplinare e perciò di rendere stabile la loro rielezione giunse nel 1420, dunque poco tempo dopo che si conclusero gli eventi bellici che portarono la Repubblica alla conquista dei territori che oggi corrispondono alla Regione del Friuli Venezia Giulia. Infine, a partire dal 1434 la Mano entrò a fra parte a pieno titolo degli organi delegati dal Senato.
I Savi alla Terra Ferma erano eletti nel numero di cinque, e mutavano alternativamente allo scadere di ogni muda di tre in due, in modo che, come sempre, i più anziani avessero il tempo d’istruire i nuovi arrivati. Venivano eletti in Senato e potevano essere tolti da ogni altro ufficio, tranne quelli esclusi per legge, come ad esempio dalla Mano dei Savi Grandi.
La carica aveva la durata complessiva di sei mesi e la contumacia era pari alla durata stessa dell’incarico.
Sottosaviato alla Scrittura.
Questo ufficio venne istituito attorno al 1519 ma fu solo nel corso del 1647, dunque in occasione della lunga guerra per l’assedio di Candia, che il Senato deliberò di avocare ufficialmente a sè l’elezione di questo Savio, scegliendolo appunto tra i componenti di questa Mano.
L‘incarico, per prestigio e dignità, veniva immediatamente dopo quello del Savio Cassier.
Al Savio alla Scrittura era affidata in pratica la sovrintendenza all’amministrazione e alla disciplina delle milizie regolari. Egli rappresentava il supremo gerarca militare, nonché il diretto portavoce per le alte cariche militari delle direttive politiche e di conduzione delle campagne che venivano formulate dal Senato e del Pien Collegio.
Su di lui incombeva tutta la responsabilità di mantenere in efficienza la difesa armata dello Stato tantoda Terra come da Mar e di segnalarne prontamente in Senato tutte le irregolarità ed i difetti che eventualmente riscontrasse nelle sue frequenti ispezioni.
Forte degli amplissimi poteri che gli erano delegati, spesso il Savio alla Scrittura era chiamato ad assumere decisioni anche di grande importanza in merito all’organizzazione delle leve delle milizie e di promozioni per gli ufficiali più meritevoli.
Egli godeva pure di ampia autorità disciplinare sopra la gente d’armi al servizio della Repubblica.
Sottosaviato alle Ordinanze.
Questo era l’incarico che, di norma, veniva assegnato al Savio che nei ballottaggi per il cassierato e per la scrittura aveva, tra i non eletti, riportato il maggior numero di voti.
La sua competenza riguardava l’organizzazione e l’addestramento delle leve coatte che raccoglievano i contadini delle provincie suddite, i quali una volta inquadrati formavano le ordinanze, più spesso indicate con il termine di cernide.
Le cernide altro non erano che formazioni paramilitari, costituite da truppe locali, che la Repubblica era solita arruolare per la difesa di quelle città del Dominio ritenute non rilevanti dal punto di vista strategico.
Sottosaviato ai “da mò”.
Il Savio assegnato a questo ufficio aveva lo speciale compito di attendere alla sollecita esecuzione di tutte le Parti che venivano approvate in Senato, redatte con il particolare dispositivo da mò (perciò, con estrema sollecitudine). Questi erano infatti considerati provvedimenti che per l’oggetto e per il contenuto avevano carattere di deliberazioni d’urgenza.
Sottosaviato al Cerimoniale.
Il Savio assegnato al cerimoniale attendeva alla perfetta organizzazione dei ricevimenti pubblici, al formale rispetto del protocollo, all’espletamento dei cavilli diplomatici ed al fastoso accoglimento dei principi stranieri o di altre illustri autorità che si trovassero di passaggio per Venezia.
Sottosaviato alle Relazioni.
Il Savio addetto alle relazioni, aveva il compito di sovrintendere alla scrupolosa raccolta ed all’archiviazione di tutte le relazioni, i dispacci, le lettere che il Pien Collegio riceveva dagliAmbasciatori, Nunzi, Rettori, Baili, inviati presso le sedi all’estero.
Egli aveva inoltre l’obbligo di riferire in Pien Collegio anche in merito al contenuto di quei documenti che, per la particolare delicatezza degli argomenti trattati, si preferiva non venissero ufficialmente letti in Senato e in Mazor Consejo.
http://www.veneziamuseo.it/REPUBBLICA/repconsavi7.htm