SE LO DICE IL DARU, C’E’ DA CREDERCI, RIGUARDO A VENEZIA.
di Millo Bozzolan
(Daru fu uno storico francese che principiò la campagna di calunnie sulla storia dei veneti che continua a tutt’oggi). Ecco cosa scrive sul principiare della sua opera:
“Non è raro vedere grandi migrazioni di popoli inondare un paese, cambiarne la faccia e aprire per la storia una nuova era;
ma che un pugno di fuggiaschi, gettato su un banco di sabbia della larghezza di poche centinaia di tese, vi fondi uno stato senza territorio; che una numerosa popolazione arrivi ad occupare questa piaga instabile dove non si trova né vegetazione né acqua potabile né materiali e neppure lo spazio per edificare; che dall’attività necessaria per la sopravvivenza e per rassodare il suolo sotto i suoi passi
essi giungano a presentare alle nazioni moderne il primo esempio di un governo regolare, a far uscire da una palude flotte continuamente rinascenti, per andare ad abbattere un grande impero e raccogliere le ricchezze dell’oriente;
vedere questi fuggiaschi reggere l’equilibrio politico dell’Italia, dominare sui mari, ridurre tutte le nazioni nella condizione di tributari, infine rendere impotenti tutti gli sforzi dell’Europa unita in un’alleanza contro di essi: questo senza dubbio è uno sviluppo dell’intelligenza umana che merita di essere osservato.”
Pierre Daru, Histoire de la republique de Venise, Parigi, 1821.
Anche i nemici di Venezia il più delle volte la lodavano e ne riconoscevano i meriti. Fu così anche per Voltaire. Questo è importante: persino tra i peggiori di allora non abitava la superba superficialità, l’ignoranza scientifica, la banalità del giudizio, il conformismo servile così diffuso oggi, specie nelle alte sfere (per esempio tra tanti professori universitari e del liceo). La visione espressa dal Daru è però di stampo romantico, movimento letterario che fu introdotto dall’ateismo illuminista (perdendo Dio, l’uomo perde pure la ragione, non è una novità). La Civiltà Veneta non è sorta dal fango delle barene lagunari, ma da una Civiltà antichissima di matrice centroeuropea. I Veneti si spostarono progressivamente dall’Entroterra alla costa dal V al VII secolo, portandosi dietro tutte le loro istituzioni, le consuetudini giuridiche, il sapere politico, i valori spirituali e religiosi. “Venetia” in definitiva significa “terra veneta”, oppure “città dei Veneti”.
Francamente che uno storico faccia tali affermazioni dimostra palesemente tutta la sua ignoranza e povertà intellettuale.
Infatti chi ha fondato le città della laguna non erano solo semplici pescatori o contadini. Erano cittadini (ricchi e poveri, sapienti e semplici) di una nazione forte, strutturata, moderna ed equilibrata che hanno spostato la loro residenza da luoghi ormai insicuri e dominati da nuovi governanti stranieri “barbari” (cioè provvisti di leggi povere spesso tramandate oralmente) per poter continuare a vivere nel modo loro più congeniale, sapendo che avrebbero dovuto lottare aspramente per difendere la libertà e non finire sottomessi agli invasori.
Prima si sono rifugiati nelle lagune con il minimo indispensabile per sopravvivere e sfuggire agli invasori.
E poi, passato il pericolo sono tornati a riprendersi quanto non saccheggiato o distrutto dagli invasori
Infine hanno SMONTATO pezzo per pezzo le loro città e le hanno ricostruite sulle lagune. Un lavoro colossale che ha lasciato come testimoni le fondamenta e ruderi presto sepolti dalle inondazioni e dalla natura.
Da Aquileia, Concordia Sagittaria, Oderzo, Altino, Padova fino a Monselice i veneti che hanno voluto restare liberi hanno ricreato le loro nuove città attorno agli antichi borghi marinari di Grado, Eraclea, Jesolo, Rivo Alto, Malamocco fino a Clodia (attuale Chioggia-Sottomarina)
Grazie per il bel contributo. Fu già un miracolo anche che Daru ammettesse la grandezza dell’impresa, sia pure da ignorante delle cose venete.