LO STILE LOMBARDESCO A VENEZIA
Simonetta Dondi dall'Orologio
Venezia sempre oppose maggiore resistenza a introdurre lo stile detto “toscano” e sempre ha dimostrato un tenace attaccamento alla tradizione: il Governo fece sì che gli innesti rinascimentali si compissero molto lentamente.
L’importanza del colore e la diversa impostazione prospettica erano, e sono, elementi tipici veneziani.
L’effetto dell’acqua raccorcia e ingrandisce moltiplicando l’illusione ottica e conferendo alla città quell’aspetto scenografico e teatrale tanto diverso dalle solide proporzioni ricercate dagli architetti toscani, che attraverso rigorosi rapporti matematici, aspiravano all’armonia ed alla bellezza ideale.
La chiesa di Santa Maria dei Miracoli a Venezia di Pietro Lombardo (1481-1494) è come uno scrigno intarsiato di marmi policromi, sembra costruita da un pittore più che da un architetto, tale è l’importanza del colore sugli elementi architettonici.
Questa si erge libera su tutti i lati, raro privilegio in una città come Venezia, in cui, eccettuata San Marco, nessuna chiesa gode di una posizione particolare, nessuna sorge alla fine di un viale o al centro di una piazza.
L’architetto esaltò questa particolarità, non dimenticando il vantaggio costituito dallo specchio d’acqua, e conferì quasi la stessa importanza a tutti i lati dell’edificio.
Il sistema decorativo riveste l’intera struttura di marmi policromi scelti, tagliati, posati e intarsiati con grande perizia e fantasia.
Il prospetto, racchiuso e incoronato dal grande frontone semicircolare tipicamente veneziano, è caratterizzato dal rosone centrale, attorno cui girano rotelle marmoree alternate ad aperture.
La chiesa non si riflette mai chiaramente nell’acqua ma da essa pare uscire con i capitelli ionici volutamente allungati e deformati. Anche l’interno risponde a questa suprema eleganza di colore e di decorazione.
Anche Ca’ Dario (intorno al 1487) attribuita allo stesso archittetto, sembra costruita da un pittore più che da un architetto, tale è l’importanza del colore sugli elementi architettonici.
L’architetto esaltò questa particolarità, non dimenticando il vantaggio costituito dallo specchio d’acqua, e conferì quasi la stessa importanza a tutti i lati dell’edificio.
Il sistema decorativo riveste l’intera struttura di marmi policromi scelti, tagliati, posati e intarsiati con grande perizia e fantasia.
Il prospetto, racchiuso e incoronato dal grande frontone semicircolare tipicamente veneziano, è caratterizzato dal rosone centrale, attorno cui girano rotelle marmoree alternate ad aperture.
La chiesa non si riflette mai chiaramente nell’acqua ma da essa pare uscire con i capitelli ionici volutamente allungati e deformati. Anche l’interno risponde a questa suprema eleganza di colore e di decorazione.
Un pittore che riflette perfettamente questo bellissimo gusto “multicolore” è il nostro Vittore Carpaccio, ne “Congedo degli ambasciatori della corte d’inghilterra” che si conserva nelle Gallerie dell’Accademia.
Qui gli amasciatori inglesi li rappresenta con ampi e fantasiosi cappelli che qualificavano la pagana e “barbarica” corte, si apprestano a partire per consegnare la risposta al re di Bretagna, presuntamente dettata allo scrivano rappresentato sul fondo del salone.
Un equilibrato gioco di luci e ombre esalta i marmi policromi e l’elegante apparato architettonico-decorativo di gusto lombardesco.