MI SO MARCHESCO E MARCHESCO VOJO MORIR. la fede fino alla morte nel nostro Leon
Millo Bozzolan
Torno brevemente a ricordare come si definivano i partigiani di San Marco, dall’epoca dell’invasione dell’esercito imperiale della lega di Cambrai, ai giorni terribili del 1797, in cui vaste aree della terraferma si sollevarono, con la forza dei disperati (ed anche il furore) contro la soldataglia napoleonica. Essi si definivano “marcheschi” o “marcolini” e così erano chiamati, quando i municipalisti e i francesi non li definivano “briganti” tout court. E questo termine spregiativo verrà poi usato dai piemontesi per etichettare gli Insorgenti del sud dopo l’unità d’Italia.
E’ ormai noto a tutti l’episodio riportato da uno stupito Macchiavelli, del contadino veneto, che rifiutò la grazia (condannato a morte per resistenza armata) offerta dal vescovo schieratosi con gli imperiali, per non abiurare il gonfalone marciano.
Quindi avevamo da una parte i marcolini e dall’altra i “patrioti”, che inseguivano utopie ideologiche sull’onda della Rivoluzione francese. La Patria dei marcolini era una cosa su cui non non valeva la pena di far tanti discorsi: era il campanile (quindi la Religione), erano le autonomie amministrative e l’autogoverno della comunità secondo i propri statuti antichi, era la fratellanza del villaggio, e tra i vari strati sociali che, attraverso le arti e mestieri, le confraternite. e la nobiltà locale, costituivano una grande famiglia ricca, perché valorizzava le diversità.
Contro di essa, c’erano i “patrioti” che volevano imporre una Patria astratta, basata su utopie (quali l’uguaglianza, mai esistita in natura), teoremi scritti sulla carta, su principi usati in maniera strumentale per portare al potere una borghesia spesso amorale e che per trionfare, dovevano cancellare la storia stessa, farne tabula rasa, per costruire il “cittadino” pieno di “diritti” del tutto teorici e dei doveri (che prima costituivano i pilastri della società ed erano via via crescenti man mano che saliva il rango sociale della persona), non si doveva quasi parlare.
Ecco, miei cari, in cosa consisteva allora il sentimento “marchesco”. Le utopie della Rivoluzione han portato poi ai disastri del ‘900, dominato da tutti gi -ismi possibili. Nazionalismo, razzismo, comunismo, fascismo. E ci aggiungo anche il liberalismo con lo sfruttamento dell’uomo considerato come merce.
Al posto di Dio, del Dio cristiano, oggi abbiamo lo stato.
“Cristosanto”, cerca di studiare meglio questi temi (che non vuol dire attenersi a quanto ti viene proposto dalle interpretazioni che dominano la letteratura accademica).
Ad esempio (ma è davvero difficile scegliere…):
“basata su utopie (quali l’uguaglianza, mai esistita in natura)”
or
“Al posto di Dio, del Dio cristiano, oggi abbiamo lo stato”
nonché
“E ci aggiungo anche il liberalismo con lo sfruttamento dell’uomo considerato come merce”.
_L’uguaglianza è un concetto astratto, che corrisponde a “giustizia sociale” (concetto che potremmo riassumere con: se tutti concorrono alla produzione delle condizioni materiali della vita, non possono esservi differenze materiali troppo rilevanti tra l’uno e l’altro individuo), ed è chiaro che tale formalizzazione non esiste in “natura” (anzi, è esattamente un tentativo di liberazione dalle condizioni coattive, “impredicibili”, della innocente crudeltà presente in “natura”).
_Credi che a dominare oggi sia lo Stato (dimostrando di non aver capito molto del tuo tempo, o di non aver ancora affrontato i capitoli sulla contemporaneità…) per poi “aggiungere” un dato che contraddice la credenza, e che ti consentirebbe di capire: “E ci aggiungo anche il liberalismo con lo sfruttamento dell’uomo considerato come merce” (ma sarebbe più corretto usare la distinzione crociana e usare la definizione “liberismo”).
Definire gli “altri” per tramite dei propri pregiudizi non aiuta a capire…
Mi fermo qui. Già è desolante fare il maestrino… per quaranta righe ci si dovrebbe ricapitolare mezza storia del pensiero umano… è che con queste argomentazioni ci fai bella figura solo con chi ha una formazione debole, o concentrata solo su alcuni temi, senza rudimenti filosofici (un autodidattismo molto poco avveduto).
Buona fortuna.