IL CICISBEO
Simonetta Dondi dall'Orologio
Oggi quando diciamo “cicisbeo” pensiamo che è una forma negativa di definire una persona….
Realmente questo personaggio ha avuto, soprattutto a Venezia, un ruolo molto importante tra il 1600 ed il 1700.
Il “Cavaliere servente” così definito dai francesi, era un gentiluomo opportunamente eletto dalla famiglia per accompagnare la dama nelle uscite di casa.
Il cicisbeo era un figlio della Nobiltà e dell’Aristocrazia Veneziana, generalmente era di un ramo cadetto (senza fortuna economica, generalmente il patrimonio passava ai primogeniti) e frequentando la Società aveva la opportunità di sistemarsi anche senza mezzi economici per poterlo fare.
Il cicisbeo veniva scelto in una cerchia di parenti o amici dello stesso censo e veniva perfino messo il nome nel contratto di matrimonio.
Il compito era seguire la dama fin dal primo mattino e accompagnarla tutto il giorno.
A tavola si sedeva accanto alla dama, si occuopava di tagliarle la carne, scegliere quello che più piaceva tra gli alimenti; poi l’accompagnava al tavolo da gioco.
Infatti il cavalier servente ricopriva un ruolo più che ufficiale: era noto il suo rapporto di “servizio” con la dama, era in buoni rapporti col marito e con la famiglia, era insomma un appoggio che serviva a garantire rispettabilità alla signora oltre che contribuire allo sviluppo della rete di conoscenze e relazioni che la nobiltà utilizzava per affermare e sviluppare il suo potere.
L’uso fu infatti ristretto alla sola classe nobiliare e, in rari casi, a quella altoborghese: in quest’ultimo caso era assai frequente che il cavalier servente venisse preso a servizio soltanto la domenica.
Non si sa l’origine del nome cicisbeo chissà riferito come pettegolezzo detto a bassa voce.
Anche se non è dimostrato m’inclino a pensare che questo personaggio sia proprio nato a Venezia: pensando nel panorama italiano tra il XVII e XVIII secolo l’ambiente più liberale con rispetto alle donne è sicuramente quello della Serenissima.
Teofilo Clini, un eremita di Camaldoli nella Diocesi di Rimini, parla negativamente del cicisbeismo; questo dimostra che la Chiesa non era assolutamente a favore con questo “personaggio sociopolitico” considerandolo una perversione in più dell’alta società.
Un’altra prova che il cicisbeo è veneziano l’abbiamo nelle numerose opere goldoniane: qui fa parte di uno dei principali personaggi nelle commedie dell’autore dove sono messi in rilievo gli aspetti più comici delle situazioni, ma ciò permette di arricchire con ulteriori elementi la conoscenza del fenomeno che era obiettivo degli strali dei moralisti o di quelli, soprattutto stranieri, che trovavano l’usanza quanto meno sconcertante.
In ogni caso questo ci dimostra una volta in più che la società veneziana era avanzata rispetto ai tempi e che a molti risultava incomoda: come sempre succede questo suscitava (ancora adesso) invidie insieme al desiderio negativo di distruzione.