LA BANDIERA DELLA MARINA DA GUERRA VENETA.
Millo Bozzolan, veneto marciano.
Come fosse esattamente la bandiera della marina veneta da guerra sembrerebbe un mistero non risolvibile, dato che mancano fonti certe in merito, o almeno io non ne ho mai trovate. In realtà la soluzione è a portata di mano: basta confrontare una vecchia stampa del Coronelli, riguardante un un alfiere di Perasto, con un acquerello facente parte della collezione Bressan del XVII secolo.
Gli alfieri perastini erano dodici, scelte tra le famiglie più importanti che componevano la “marinarezza” di Perasto, venivano imbarcati col compito di difendere il gonfalone in caso di assalto del nemico.
Otto su dodici immolarono la loro vita a Lepanto (battaglia delle Curzolari) e profondo era l’amore per la veneta patria comune. Tale sentimento era molto apprezzato a Venezia, evidentementefino al punto da modificare il tradizionale vessillo, dotandolo solo di cinque code, al posto delle sei tradizionali indicanti i sestrieri veneziani. Infatti cinque erano le località che formavano la confederazione delle Bocche di Cattaro, con capitale Perasto. Allego qui la prima stampa, dei primi del 700, ristampata nel volume di memorie del Conte Viscovich, del 1898, ove si narra di quel giorno memorabile in cui il celebre discorso fu pronunciato dal suo antenato.
La bandiera, in mano all’alfiere è quella che i bocchesi dovevano difendere, evidentemente, cioè la bandiera della flotta veneta e presenta due caratteristiche particolari: le cinque code, appunto, e il crocifisso sopra il libro. Cosa che sembrerebbe stonare in un vessillo di guerra, ai nostri occhi di moderni, ma all’epoca non era così, specie per Venezia, che difendeva la cristianità (fino al punto da dissanguarsi per il gran dispendio di uomini e energie) contro l’espansione mussulmana verso l’Occidente. Qui non si legge la scritta che c’era sul libro aperto.
Questo sotto è un acquerello facente parte della collezione Bressan del XVII sec., e la scritta IN HOC SIGNO VINCES, completa il tutto: il crocifisso, lungi dal far pensare alla pace, richiama alla visione profetica di Costantino che fece adottare per la prima volta la croce come insegna nella battaglia di Ponte Milvio. Quindi adatta a una bandiera da guerra come questa.
il latino è storpiato probabilmente per un errore di copiatura. Il curioso è che tale vessillo viene presentato come quello presente sull’imbarcazione del Doge, ma mi pare impossibile, proprio per via delle cinque code, omaggio al valore dei perastini, imbarcati invece sull’ammiraglia veneta.
Il Doge doveva per forza usare il vessillo tradizionale dello stato veneziano.
la gloriosa flota dela serenissima gà da filo da torsare a tuti per questo le nassion sa destrigà a farla sparire fuora che l’austria che con essa la g’a batuo el savojardo talian.