1848 / 49 – LA SECONDA REPUBBLICA VENETA – 3^ Parte
di Stefano Zannoni
Viene chiamato Manin a sedare la folla, che accorre promettendo un nuovo governo.
Il 13 Agosto Manin convoca l’assemblea per il nuovo governo, in concomitanza in meno di un giorno vengono ripresi tutti i forti veneziani in controllo dei Savoia.
Finito il “lavoro sporco” come in un film di Tarantino i commissari sabaudi fuggono da Venezia, cosa siano riusciti a portarsi dietro non ci è dato a sapere.
Manin riassume il potere con un proclama affermando che per amor di patria e di Venezia si offre a riprenderne il governo che sarà poi composto da un triumvirato. Senza memoria storica di chi fosse stato causa di tutti i mali, si manda pure Tommaseo in Francia a chiedere aiuto, con prevedibile risultato.
Uno dei primi decreti del nuovo governo Manin fu di richiedere ulteriormente la consegna delle armi private, ma non vengono abrogate le disposizioni del governo dei commissari regi né si respinge l’annessione, cosa fatta solo verbalmente il 13 agosto.
Il popolo poco ha capito di cosa è successo, ma intanto l’oro è stato razziato, per calmare il popolo si indicono nuove elezioni.
Le cose continuano tra nuove piccole tasse, proibizioni e dissesto economico, si bruciano montagne di banconote per ridurre l’inflazione.
Una piccola insignificante parola che appare in vari atti del Governo Veneto segnerà la storia di Venezia: il “Nitro” (Nda: Nitrato di potassio componente chiave della polvere da sparo) questo è soggetto a vari decreti nel corso dell’esistenza dello Stato Veneto del 1848: in ottobre per decreto ne veniva infatti abolita la privativa.
È da notare che l’unica fabbrica veneziana si trovava a Treviso ed il governo non prese provvedimenti seri quando questa cadde in mani austriache e questo, come si vedrà in seguito, segnerà gli eventi.
Non mancavano pure le spie: In una sortita fatta a Mestre con successo si recuperano carte che mostrano che gli austriaci erano ben informati delle manovre militari dei Veneziani.
Il 1849 inizia con la triste sospensione del carnevale, Manin quando si affaccia alla finestra ora inneggia “Viva Venezia Viva S.Marco”, nel frattempo però aderisce alla costituente italiana in concomitanza alle nuove elezioni in cui riceve grande consenso.
In marzo viene stabilita un indennità di £9 giornaliere per i parlamentari. Però le cose non andavano per niente bene: infatti successivamente Trieste è presa d’assedio, Carlo Alberto viene sconfitto nuovamente a Novara e abdica.
Si combatte contro gli Austriaci a più riprese finché in maggio Radesky ordina la resa incondizionata, però il plenipotenziario austriaco De Bruck fa un timido approccio ai Veneziani chiedendo quali siano le loro condizioni per la pacificazione.
L’assemblea risponde che vuole l’indipendenza assoluta di tutto il Lombardo Veneto. La situazione peggiora ed il 26 maggio si ordina lo sgombero di Forte Marghera. Comunque le trattative continuano: Il 2 di giugno due delegati Veneziani si incontrano a Mestre con gli Austriaci.
Venezia chiede l’indipendenza con annessa un area di terra-ferma che le consenta l’esistenza, gli Austriaci offrono solo l’autonomia. Si continua con la negoziazione ma per qualche ragione viene persa un’occasione storica, forse si poteva strappare qualche cosa in più. Da questo punto in avanti gli eventi seguiranno un percorso disastroso che porterà alla resa in poco tempo.
Per decreto si ordina che tutti i cittadini in possesso di polvere da sparo debbano consegnarla alle autorità. La polveriera dell’isola della Grazia esplode il 19 giugno, riesploderà poi nuovamente una seconda volta sicuramente per dolo. Gli Austriaci iniziano il bombardamento di Venezia con cannoni posti a 45 gradi e anche usando anche i palloni aerostatici.
Il giorno successivo all’esplosione (20 giugno) si crea per decreto una commissione di chimici per la produzione autonoma del nitro che naturalmente non va da nessuna parte visti i tempi ristretti. Finisce quindi la polvere da sparo. Non è né il colera e neanche il pane stantio che fermano i Veneziani ma la mancanza dello stupido salnitro.
Il giorno 7 agosto i Veneziani accorrono in piazza San Marco e si offrono in massa in nome di San Marco contro il nemico austriaco.
Manin riuscirà comunque a negoziare il perdono per tutti ed un salvacondotto per gli “imperdonabili”. La resa verrà decretata il 23 Agosto. Il giorno dopo un gruppo di Veneziani attenta a Manin sparandogli senza colpirlo mentre scortato cammina su una fondamenta.
Il 27 successivo Radesky entra a Venezia.
(In questi tre articoli ho cercato di far notare come negli atti dei commissari regi, leggendo attentamente s’intende…interesse oscuro! La cosa più importante è il piano dei commissari regi, se leggi gli atti prendi paura nel fare sparire tutto quello che la Serenissima aveva ben creato…..Noi li interpretiamo con il senno di poi.
Manin non aveva le nostre chiavi di lettura e pur sapendolo non poteva crederci. Ritengo che Manin sia una mina vagante che può esploderci in mano ad ogni momento se non viene affrontata bene, con perizia ed in anticipo. Tutti infatti se ne tengono a dovuta distanza.
La mia è solo una traccia ma almeno è un inizio.
Infatti esistono delle stampe che raffigurano Manin di fronte alla bandiera Marciana.
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Da lettura incrociata di
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Sunto Storico Critico Degli avvenimenti di Venezia di Pietro Contarini 1850
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L’assedio di Venezia (autore sconosciuto circa 1850)
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Bollettino Ufficiale degli Atti legislativi del Governo Provvisorio della Repubblica Veneta 1848-49