IL CULTO DI SAN TEODORO, TODARO A VENEZIA
di Millo Bozzolan

San Teodoro
L’etimologia del nome Teodoro deriva dal greco: “regalo di Dio”.
In veneto Tòdaro.
Il Santo è patrono dei soldati, delle reclute. L’iconografia ufficiale ritrae il Santo vestito da soldato mentre tiene in mano una palma, simbolo del martirio.
S. Todaro, spodestato dal ben più illustre Marco (evangelizzatore del “Venetorum angolus”, e quindi patrono naturale di tutti i Veneti), come sappiamo, arrivò in realtà molto prima ed era stato scelto dai primi veneziani in quanto il suo culto era diffusissimo nei territori di influenza culturale e/o amministrativa bizantina. I Veneziani però non lo abbandonarono completamente, memori della loro storia, anzi, continuarono a onorarlo tanto da erigere una sua statua, in forma di guerriero che abbatte il drago, in fianco a quella in onore di San Marco in forma leonina. Continuarono anzi a battezzare molti dei loro figli con il suo nome, almeno fino a fine’70 (Celebre l commedia “el sior Todaro brontolon” del Goldoni, il cui protagonista era l’emblema di quella Venezia che diffidava di nuove mode non adeguate alla tradizione della capitale.
Giro qui l’articolo che riguarda Todaro, del sito veneziamuseo.com:
Originario dell’Oriente, arruolato nell’esercito romano, Teodoro si trovava con la sua legione nei quartieri invernali di Amasea (odierna Aukhat, in Turchia), al tempo dell’imperatore Galerio Massimiano, quando venne promulgato un editto che ordinava ai soldati di offrire sacrifici agli dei.
Teodoro, cristiano, rifiutò di eseguire l’ordine nonostante le sollecitazioni del tribuno e dei compagni; gli fu concesso del tempo per ripensarci ma egli invece ne approfittò per incendiare il tempio di Cibele (Madre degli dèi) che sorgeva al centro di Amasea presso il fiume Iris.
Ricondotto in tribunale, fu torturato e poi gettato in prigione, dove ebbe celesti e confortanti visioni, fino al giorno 17 febbraio, probabilmente fra il 306 e il 311 d.C., quando venne bruciato vivo. Il sepolcro che accolse i suoi resti stava ad Euchaite, una località vicino ad Amasea, città che nel corso del secolo X venne per questo chiamata anche Teodoropoli.
Le notizie della sua vita ci sono pervenute da un discorso pronunciato da San Gregorio di Nissa nella basilica che sorgeva già nel IV secolo ad Euchaite ove era il suo sepolcro, discorso poi confermato in una “passione” greca di poco posteriore.
Il suo culto si propagò rapidamente in tutto l’Oriente cristiano e successivamente anche entro le terre dell’impero Bizantino; in Occidente la prima traccia di un culto a lui tributato deve considerarsi il mosaico absidale tuttora esistente nella basilica dei santi Cosma e Damiano al Foro Romano eretta nel 526-30. Monasteri a lui dedicati esistevano già alla fine del secolo VI in Italia; a Venezia fino al XII secolo fu invocato come il patrono della città, poi sostituito con San Marco.
Secondo un’antica tradizione il suo corpo venne in seguito trasportato a Brindisi, dove sarebbe conservato in un’urna; Venezia lo ricorda nelle figure di una vetrata e nel portello dell’organo di due chiese e poi anche con la colonna posta in piazzetta, sulla cui sommità vi è una sua statua in armatura di guerriero, con un drago ai suoi piedi.
Nel corso del IX secolo, Teodoro fu l’unico santo con questo nome, più tardi apparve però un secondo Teodoro, non più soldato ma generale, il quale sarebbe morto ad Eraclea al tempo di Licinio il 7 febbraio e anche lui Sepolto ad Euchaite il 3 giugno.
Nei “sinassari” bizantini Teodoro, il generale, è ricordato l’8 febbraio, mentre invece Teodoro, il soldato, è festeggiato il 17 febbraio.
Nei martirologi occidentali invece, il generale è ricordato il 7 febbraio e il soldato il 9 novembre.