LA CHINA, UN RIMEDIO EFFICACE AI TEMPI DI SAN MARCO
Di N.E. Vanzan Marchini
Introdotta dal Perù in Europa nel 1640, la China era indicata come febbrifugo. A Venezia fu molto usata a causa delle ricorrenti febbri soprattutto nelle aree paludose della laguna “morta” dove la forza del mare non arrivava a bonificare le acque dolci stagnanti che i fiumi portavano, creando il contesto ideale per la diffusione della malaria.
Fu per questo che anche un idraulico, medico e matematico come Bernardino Zendrini dedicò un trattato alla China, in cui racconta che fu un un monaco di San Michele in isola, affetto da una terribile febbre quartana, a sperimentare con successo la china speditagli dal cardinale Juan De Lugo.
Da quel momento il farmaco ebbe ampia diffusione a Venezia anche con il nome di “polvere del Cardinale” e contribuì a contrastare le febbri che ogni anno flagellavano le popolazioni della laguna.
Essendo un farmaco molto richiesto i Provveditori alla Sanità dal 1731 in poi con reiterate terminazioni cercarono di garantirne la qualità Doveva infatti essere importata solo “la China gentile” e non la “Matalona” di cattiva qualità. Inoltre si vegliava che quella “gentile” non si fosse deteriorata durante il viaggio e quella tritata non fosse adulterata…
Ogni partita di china veniva controllata dal Ministero della Sanità ma probabilmente non si riusciva ad applicare tali controlli nella zone periferiche della Repubblica, anche se il Magistrato aveva stabilito il prezzo uguale per tutti, ricchi e poveri che fossero.