O GORIZIA MALEDETTA, SI AVVICINA IL 24 MAGGIO…
E NOI VOGLIAMO RICORDARE.
Questa canzone cantavano di nascosto i fanti nelle trincee inondate di sangue davanti a Gorizia. chi veniva sorpreso era passato per le armi, come traditore. Sono i primi giorni dell’agosto 1916 e i soldati del Regio esercito si preparano a combattere la Sesta battaglia dell’Isonzo. Quella che passerà alla storia per la “vittoria” e per la “presa” (8-9 agosto) di Gorizia, città oggi al confine orientale della Penisola, un tempo inclusa nei territori dell’Impero austroungarico. Il primo successo bellico dall’inizio del conflitto, per quanto effimero, suscita entusiasmo nel Paese e tra le truppe al fronte. Ma trova anche una traduzione immediata e inaspettata in quella canzone di protesta, che si propaga tra i fanti di bocca in bocca. Esprime la rabbia di milioni di uomini, spettatori da più di un anno del massacro di decine di migliaia di commilitoni. Vittime designate, hanno appena compreso quale prezzo sono disposti a pagare i comandi militari pur di ottenere una conquista modesta.
Tra il 6 e il 16 agosto l’Italia conta oltre 20.000 morti e più del doppio dei feriti. L’Austria-Ungheria circa 5.000 morti e quasi 20.000 feriti. Una carneficina inaccettabile. Persino i soldati semplici se ne rendono conto, ne parlano tra di loro fin quando le parole non diventano un ritornello da intonare durante le marce, lontano dalle orecchie degli ufficiali.
Voi chiamate il campo d’onore
questa terra di là dei confini
Qui si muore gridando assassini
maledetti sarete un dì
Testo
La mattina del cinque d’agosto
si muovevan le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì
Sotto l’acqua che cadeva al rovescio
[variante: che cadeva a rovesci]
grandinavan le palle nemiche
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:
O Gorizia tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letto di lana
schernitori di noi carne umana
questa guerra ci insegna a punir
Voi chiamate il campo d’onore
questa terra di là dei confini
Qui si muore gridando assassini
maledetti sarete un dì
Cara moglie che tu non mi senti
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini
che io muoio col suo nome nel cuor
Traditori signori ufficiali
Che la guerra l’avete voluta
Scannatori di carne venduta
[altra versione: ‘Schernitori di carne venduta’]
E rovina della gioventù
[altra versione: ‘Questa guerra ci insegna così’]
O Gorizia tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu.