I CLIENTES DI IERI E I VOTANTI DI OGGI
di Millo Bozzolan
Una particolare occupazione nell’antica Roma che contribuiva alla formazione del reddito era quella della condizione di cliens non collegata a una particolare classe sociale. Questo ci ricollega pari pari al ‘voto di scambio’ in uso oggi nel sud d’Italia, o al voto di determinate categorie per un partito che rappresenterà comunque solo i loro interessi, e non quelli della collettività. Noi iniziammo la bella democrazia attuale, col voto a personaggi come Lauro, monarchico napoletano, che regalava una scarpa prima, e una dopo le elezioni.
Gli antichi romani, dal liberto al gran signore, si sentivano tutti vincolati da un obbligo di rispetto (obsequium) nei confronti di quanti erano più potenti di loro. Il liberto nei confronti di chi lo aveva liberato (il patronus) e da cui continuava a dipendere, il parassita nei confronti del signore che (in quanto patronus) aveva l’obbligo di accogliere in casa questi postulanti (i clientes, appunto), di soccorrerli in caso di necessità e qualche volta di invitarli a pranzo.
Periodicamente i clientes, quando andavano a visitare il loro protettore, ricevevano anche un rifornimento di vettovaglie che si portavano via nelle loro sportulae (borse), oppure delle somme in denaro.
La sportularia
Ai tempi di Traiano quest’uso era tanto diffuso che si era stabilita per ogni famiglia signorile una tariffa, la sportularia, corrispondente a sei sesterzi per persona.
Spesso la sportula era una risorsa per sopravvivere: avvocati senza cause, insegnanti senza alunni, artisti senza commissioni si presentavano alla porta del patronus per la sopravvivenza quotidiana.
Anche quelli che avevano un mestiere aggiungevano la piccola entrata della sportula al loro reddito e prima di andare al lavoro, ancor prima che facesse giorno, si mettevano in fila per la sportula.