Daniele Manin massone? chiariamo ogni dubbio, e sia finita qua.
Di Edoardo Rubini
Daniele Manin non apparteneva alla massoneria, lo sanno tutti: anche lo storico Aldo Mola, che parla diffusamente di tutti gli eroi risorgimentali affiliati alla massoneria, non fa nessuna menzione di Daniele Manin (che tra l’altro era un feroce critico della “politica del pugnale”, come lui stesso la chiamava, praticata da liberali ben diversi da lui).
Manin era repubblicano, che in quel tempo voleva dire essere nemici irriducibili di Casa Savoia e non accettava nel modo più assoluto la monarchia savoiarda. Tutti sanno che Manin era un federalista. La Repubblica Veneta sotto suo consiglio fece un estremo tentativo di accettare la sovranità piemontese quando era ormai circondata dagli Austriaci e aveva assolutamente bisogno di un intervanto esterno che rompesse l’accerchiamento.
Carlo Alberto mandò infatti tre commissari a Venezia, ma siccome era un verme, non seppe combattere e aiutare i Veneti. Dopo la vergognosa pace di Salasco, i tre commissari furono aggrediti dal popolo veneziano che voleva linciarli (anche Carlo Alberto era scampato al linciaggio a Milano, d’altronde) e Manin salvò loro la vita, li mise su un vascello e così disse loro addio. Tra l’altro, il partito mazziniano a Venezia fu sempre tenuto da Manin ai margini del governo veneto del 1848-49 e Manin respinse persino il tentativo di Garibaldi di venire a Venezia.
Tanti pseudo-veneti di oggi, chiacchieroni ignorantoni, non sono neppure degni di baciare i piedi ad una personalità come Daniele Manin.
Cavour, Mazzini, Garibaldi e Savoia furono tutti massoni, gli esseri immondi e indemoniati che hanno costruito lo stato-letamaio, non v’è dubbio. Non c’entra con loro Daniele Manin. Egli fu un vero Veneto Patriota, che servì con onore a dedizione la Nazione di San Marco, sacrificando ogni sua cosa al proprio popolo. E’ vero, costituì la Repubblica Veneta sognando nel contempo un’Italia che non fu e che non sarà mai. E’ vero che era infatuato di errate idee liberali. Tuttavia, si può anche sbagliare in buona fede. La Angela Pellicciari è solita attaccare anche Manin, ma senza elementi, perché egli fu un puro idealista, che criticò fuori dai denti le porcherie combinate dalla sovversione carbonara e liberale. Sotto il governo di Manin si coltivava la venerazione della Fede Cattolica, come nella Tradizione Veneta, con l’appoggio e la benedizione del Patriarca di Venezia Monico. Uno dei motti di successo era “Viva Pio Nono !”. L’esercito da lui formato erano i “crociati”, milizie che avevano come distintivo la croce rossa cristiana. Fu prima un Veneto, che un liberale e così va ricordato. Viva Manin, Viva la Repubblica Veneta!
nota di Redazione: Pio IX però, a differenza di Manin e tanti veneti coinvolti nei moti del 48, aveva ben capito le mire egemoniche e anche anticattoliche di fondo, della casa Savoia e di Cavour. E tentò anche di metter in guardia i fedeli, con un chiaro discorso in cui invitava all’obbedienza alla Casa d’Austria, e persino tramite dei volantini che fece distribuire nella Venetia di Terra. Uno è ora in mio possesso. Potete trovare l’articolo in Venetostoria, qui sotto.
http://venetostoria.com/2015/10/30/pio-ix-nel-1848-butta-acqua-sul-fuoco-della-rivolta/
Oggi sembra incredibile, ma a metà ‘800 la possibilità più accreditata di formare una confederazione italiana era proprio di metterla sotto l’Alto Patronato del Pontefice Pio IX. Così sarebbe nata, forse, una felice unione di corpi distinti, ma collegati in modo leggero tra loro, in modo da rispettare le varie specifiche Nazioni della penisola. I Savoia seguirono invece una politica di pura rapina, che dopo un secolo e mezzo è ancora in corso. Si ricordi che Pio IX mandò le truppe in difesa della Repubblica Veneta nel 1848, che combatterono eroicamente contro gli Austriaci.