di Theusk
Per il non veneziano la toponomastica di questa città può risultare un po’ complicata anche perché spesso è dettata da un capriccio di deformazione a volte incomprensibile. In questo articoletto troverete qualche spiegazione, poca cosa, ma forse ai più ancora sconosciuta.
A Venezia la Piazza è solo una, per antonomasia quella di San Marco: le altre si chiamano Campi, Campielli o Corti, a seconda della grandezza.
Le strade strette si chiamano “cale“; “ruga” era una strada fiancheggiata da botteghe
la Lista di Spagna era la strada riservata agli ambasciatori, mentre il “liston” è la passeggiata che ancor oggi i pochi veneziani rimasti hanno l’abitudine di fare, su e giù per le Mercerie, verso sera.
“Salizzada” si riferisce alle strade che furono selciate per prime (la prima selciatura sembra risalga al 1226 ed era costituita da “tole de tera cota, a cortelo o a tagio”. “Pissina” è un luogo ove stagnavano le acque piovane, “sotoportego” è un passaggio sotto ad una casa, “fondamenta” è una strada fiancheggiante un rio, “Riva” è un tratto della fondamenta adibito al carico/scarico delle merci.
Vecchie insegne di osterie dettero nome a calli come quella del Gambaro, dello Storione, dell’Angelo, della Scimmia e della Spada.
I nomi di locande riservate a clienti provenienti da fuori città sono all’origine dei toponimi “sotoportego o corte della Vicenza”, “Calle dei Bergamaschi”, Campielo dea Feltrina”ecc…
Alcuni nomi derivano dalla storia, dalla geografia o dai commerci: la “Calle de le Rasse” dalla rascia, panno di lana che serviva per ornare la gondola; “Calle de la Bissa” invece, dal “bisso”, stoffa di seta, quella degli “Ormesini” da un altro tipo di stoffa portata da Ormus e con la quale si ornavano i bordi delle pellicce.
La “Frezzeria” era il luogo dove si vendevano le frecce per il tiro a segno, “Barbaria de le tole” era invece un deposito di legname (tavole) destinate alla terra dei berberi.
I nomi più pittoreschi per molte calli peró sono quelli derivanti dai mestieri come i “Scaleteri”, pasticceri, “Varotari” pellicciai, “Pistori” fornai, “Casseleri” costruttori di casse per il corredo, “Luganegheri” salumai, “Pestrin” lattaio, “Pirieta” il lavoratore della latta, i “Marzeri” merciai, i “Calegheri” i calzolai, “Stramazzer” il materassaio, i “Bolsieri” i valigiai, il “Trasmissier”il mediatore, i “Margaritieri” vetrai addetti alla lavorazione di palline di vetro colorato chiamate “margherite”, i “Lavezzeri” che aggiustavano arnesi di rame, il “Ganzer” era ed è ancora colui che trattiene le gondole a riva con un gancio, i “Fuseri” fabbricanti di fusi, i “Calafati” impeciatori di navi, i “Bombaseri” mercanti di bambagia, i “Becheri” macellai, gli “Scuellini”fabbricanti di terraglie etc…
Strane sono certe deformazioni che hanno subito i nomi di alcune chiese: San Trovaso è l’unione di Gervasio e Protasio, San Stae è l’abbreviazione di Sant’Eustachio, San Marcuola deriva dai nomi dei Santi Ermagora e Fortunato.
San Lio è abbreviazione di Leone, mentre Sant’Aponal quella di Apollinare; San Zandegolà, poi, significa San Giovanni Decollato…
Di altre denominazioni si è cercato di dare una spiegazione così, un po’ forzata come quella riguardante il “Campo de le gate” che sembra essere stato un modo di pronunciare il “Campo dei Legati pontifici” che nei pressi avevano la loro sede;
Ruga Giuffa sarebbe stata una strada dove si fermavano i “garuffos” (dallo spagnolo “gallofo”) che andavano in pellegrinaggio e chiedevano l’elemosina e “Borgoloco” (che si trovano a Santa Maria Formosa e a San Lorenzo) deriverebbero da “tegnir uno loco” poiché risulta che nelle zone citate ci fossero molti alloggi per forestieri.