GIUSTINA, LA SANTA GIOVINETTA CHE PROTEGGE PADOVA. LE RUBERIE NAPOLEONICHE
di Luigina Pizzolato
Giustina nacque alla fine del III° sec, nella Patavium romana, da una famiglia agiata.Erano gli anni delle persecuzioni di Diocleziano, i soldati dell’imperatore la fermarono mentre si recava a fare opere di carità e la condussero in carcere a causa della sua fede cristiana. Giustina, seppur minacciata, non volle in nessun modo abiurare e l’imperatore Massimiano ordinò che fosse messa a morte.
Fu giustiziata, appena sedicenne, il 7 ottobre dell’anno 304, nella località Pontecorvo. Il suo corpo venne sepolto a est della città, in seguito sulla tomba furono edificati una chiesa e un oratorio, decorati da mosaici e marmi. Il luogo divenne meta di pellegrinaggi, di sepoltura di vescovi e reliquie di santi. Tra i tanti, l’ Evangelista Luca, le cui spoglie giunsero a Padova forse già nel IV° secolo. Successivamente sorse accanto anche un monastero benedettino. Tutto venne distrutto da un terremoto nel 1117, ma in breve la chiesa venne ricostruita, inglobando i resti della precedente.
Di Santa Giustina si è già parlato a riguardo della Fortezza di Palmanova, di cui è la protettrice.
A partire dal 1501 iniziò l’edificazione di una nuova basilica, sull’area della precedente, la costruzione si protrasse per oltre un secolo, impegnando diversi architetti e di innumerevoli artisti. Si trattava di una costruzione imponente, come dimensioni la nona tra più grandi della cristianità. Sovrastata da ben 8 cupole finestrate che illuminano il vasto interno rinascimentale. L’altare maggiore è sovrastato dalla splendida pala, opera di Paolo Veronese, rappresentante il Martirio di Santa Giustina, del 1572.La pregevole cornice scolpita è interamente rivestita in oro zecchino.
La facciata si apre sul Prato della Valle, all’ epoca pertinenza del monastero.Tra numerose le tombe, sepolcri e reliquiari, una lapide contrassegna la sepoltura di Elena Lucrezia Corner Piscopia, la prima donna al mondo a conseguire una laurea, proprio a Padova nel 1678.
LE SPOLIAZIONI NAPOLEONICHE (quello che la rivoluzione non può produrre in bellezza e arte, lo si ruba a man bassa)
La basilica nel corso dei secoli divenne un gioiello d’arte, di insigni opere pittoriche, scultoree ed lignee, meta frequentatissima di pellegrini, devoti e visitatori. Alla caduta della Repubblica Serenissima nel 1797, le soppressioni napoleoniche e il successivo avvento della Repubblica Cisalpina, ebbe fine l’opera costruita in tanti secoli di lavoro e di devozione. Furono messi sotto sequestro i beni del Monastero e furono spediti a Parigi i manoscritti e le edizioni più preziose della Biblioteca; la chiesa e il monastero furono spogliati di arredi e opere di pregio. Nel 1806 furono confiscati i beni mobili e immobili e venduti a privati, la biblioteca fu posta sotto sigillo e l’anno seguente se ne permise la riapertura, ma la maggiore e migliore parte del fondo librario era sparita. Nel 1810 i monaci furono cacciati ed i beni immobili venduti a privati.
Del monastero s’impossessò il demanio e fu spogliato d’ogni oggetto di valore; le cento pregevolissime pitture della pinacoteca passarono per la maggior parte al Comune. Il monastero, consegnato dal governo francese a quello austriaco e da questo, a quello italiano, fu prima adibito ad ospizio di soldati, poi ad ospedale militare, poi a caserma. Talvolta nella guerra 1915-1918 servì da magazzino militare e da dormitorio alle truppe.Solo nel 1917 Papa Benedetto XV ricostituì l’abbazia di Santa Giustina con tutti i suoi antichi diritti e privilegi, affidandone provvisoriamente l’amministrazione all’Abate dell’Abbazia di Praglia, che vi stabilì una comunità di suoi monaci. Il 1° Novembre 1942 si costituì una comunità propria del monastero, il 22 gennaio 1943 venne eletto il nuovo abate, dopo 123 anni di interruzione. Negli anni successivi, con il concorso generoso di enti pubblici e di persone private, si diede luogo alle opere di restauro e ripristino.