“Femo e muneghe!” e i butei bateva ‘e manine.
Di Millo Bozzolan
“Con i grani delle pannocchie messi a scoppiare in una padella di ferro appena unta di olio e ben chiusa, il “formentòn” trovava nelle campagne un piacevole uso.
– E muneghe, femo e muneghe! – Nessun bambino restava indifferente nelle lunghe serate d’inverno a questo richiamo, che prometteva mezzora di allegria. Le <muneghe>, calde, da mangiare con una spruzzatina di sale e con un po’ di zucchero, venivano spiate attraverso un piccolo spiraglio, sollevando appena il coperchio della <farsora> (padella), con batticuore, per paura che il crepitio degli scoppi fosse cessato solo in apparenza e che, improvvisamente, ne schizzasse fuori qualcuna di ritardataria (tra il buonumore di tutti)….
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