Le anguane, le mitiche creature dei filò
L’articolo di oggi pesca a piene mani da millenarie leggende diffuse non solo in Veneto, ma anche nella alti valli lombarde, in Trentino ed in Friuli; parleremo di creature mitiche le cui origini si perdono nella notte dei tempi e di cui si discorreva spesso nei filò, molti giuravano di averle incontrate e raccontavano le loro avventure a rapiti ascoltatori, arricchendole di dettagli più o meno veritieri.
Parleremo di anguane. A seconda del luogo le anguane possono anche essere chiamate con altri nomi: Langane, Gane, Vivane, Strie, Fade, Selvadeghe, Orchesse, Saelighe, Angene, Aganis e molti, molti altri, ma anguana è sicuramente quello di maggior diffusione.
Cos’è un anguana quindi? Qui sorge il primo dubbio, non è facile dare una definizione univoca. Le Anguane sono molte cose insieme e le loro caratteristiche variano da zona a zona.
Ecco che così a seconda della provenienza dei racconti popolari le anguane sono figure femminili legate alle sorgenti e ai corsi d’acqua, si possono trovare nelle grotte e cavità naturali, ma anche nei fiumi, nei torrenti e nei laghetti alpini.
Sempre a seconda della fonte a volte hanno caratteristiche perlopiù umane: giovani e bellissime fanciulle, dotate di un fascino seducente irresistibile con lunghissimi capelli spesso biondi, a volte rossi, capaci di ammaliare con il loro canto e il loro corpo, sempre coperto da veli semitrasparenti.
Nuotavano nell’acqua, sedevano sulla riva cantando e pettinandosi alla luce della luna oppure danzavano nude sugli argini di corsi e specchi d’acqua.
La loro principale occupazione notturna però era quella di fare il bucato e di stenderlo ad asciugare sui fili che si stendevano da una parte all’altra delle vallati alpine.
Altre hanno pecularità decisamente animalesche: donne anziane vecchie e decadenti, con piedi caprini e con lunghi seni penduli che si gettavano dietro la schiena. Avevano anche la capacità di trasmutarsi in altri animali come serpenti, lontre o salamandre e di scappare al primo segno di pericolo.
Proprio da questo comportamento deriverebbe il detto veneto popolare “Ndar via come n’anguana” (andar via veloce come un’anguana)
Generalmente sono fanciulle dolci ben disposte verso l’umanità che cercano sempre di aiutare;
Sembra che siano state loro ad insegnare agli uomini a lavorare il latte e fare il burro ed il formaggio e siano sempre loro ad aiutare le donne con il bucato. A volte possono ridare il dono della fertilità o predire il futuro facendo venire sogni premonitori, In questi casi generalmente sono considerate fate
Se però vengono offese o irritate possono lanciare il mallocchio, rendere sterili le mucche, svuotare il vino dalle cantine, saccheggiare i pollai o uccidere i cani. In questi casi sono più semplicemente chiamate strie (streghe).
Camminare di notte nei pressi dei luoghi dove abitano queste creature è pericoloso: di frequente circuiscono gli ingenui viandanti per poi annegarli o farli prigionieri nel loro regno sotterraneo, fuori dal tempo dei mortali.
Spesso, narrano le leggende, le anguane si sposavano con un mortale ponendo però delle condizioni al matrimonio, il patto matrimoniale prevedeva che il marito non dovesse compiere una certa azione nei confronti della moglie pena lo scioglimento immediato del matrimonio
Secondo alcuni l’origine etimologica del nome Anguana potrebbe derivare dal latino Aquane cioè ninfe, donne delle acque o Anguis cioè serpente (potevano infatti come già accennato tramutarsi in questi viscidi rettili) secondo altri bisognerebbe considerare invece il termine celtico Adgane, divinità protettrici delle comunità locali.
E’ probabile quindi che le Anguane siano le antiche divinità femminili venerate un tempo dalle antiche popolazioni celtiche dell’Italia settentrionale: divinità dei boschi e delle acque, dispensatrici di fertilità e benessere e per questo protettrici dei campi e del bestiame.
A riprova di questo basti pensare alla coincidenza di luoghi di culto celtici e venetici come Lagole, con i siti indicati dalle tradizioni popolari come dimore di Anguane
A questo proposito ricordo che i Veneti antichi avevano una vasta area di influenza che andava dai colli Berici ed Euganei con le pianure circostanti, fino al litorale veneziano; a loro volta i Cimbri nel periodo della loro massima espansione, coprivano un territorio che andava dai 13 comuni veronesi della Lessinia, ai 7 comuni vicentini dell’Altopiano di Asiago.
Entrambe queste popolazioni erano in stretto contatto con tribù celtiche provenienti da occidente e da oltrape ed a partire dal VI secolo A.C avevano istituito un rapporto di non belligeranza manifestato con l’implementazione di commerci e l’integrazione di usi e costumi.
Esempi di queste integrazioni sono ad esempio costumi simili come la venerazione del dio Beleno (da cui deriverebbe l’origine del nome Belluno) o la lumaza oppure il ritrovamento di svariati manufatti storici come necropoli e la Stele di Isola Vicentina associabili alle due culture. (per chi volesse approfondire il museo di Este è un ottimo punto di partenza)
Se fin qui abbiamo spiegato l’origine etimologica e la parte positiva delle Anguane resta da capire ora com’è che hanno assunto anche connotati negativi, per farlo ci viene in “aiuto” la Chiesa.
Il Cristianesimo infatti attribuì una connotazione malvagia a quelle antiche divinità sue dirette concorrenti sul territorio, e attribuì loro caratteristiche fisiche che ne intaccavano lo smalto ed il fascino, e le indicavano come chiare filiazioni diaboliche, come i piedi caprini o palmati, o il corpo peloso.
In realtà, senza tirare il ballo la Chiesa, il mito dei piedi di capra potrebbe anche essere spiegato considerando le antiche calzature di pelle di capra usate da alcune popolazioni montane, dette “calzari etruschi”.
Molto altro potrebbe essere detto di queste creature così controverse, a tal proposito per chi fosse interessato riporto sotto alcuni riferimenti da cui ho preso spunto:
– “Guida insolita ai misteri, segreti, alle leggende e alle curiosità del Veneto, Maurizio Vittoria”
– “Storie di Anguane liberamente tratte da miti e leggende popolari del Veneto e del Nord est italico, Anguanamadre”