Continuiamo la rubrica volta a riscoprire e valorizzare i mestieri ed usanze di un tempo con la speranza di accendere sopiti ricordi nel pubblico più anziano e di suscitare curiosità nel pubblico più giovane, buona lettura!
Si ringrazia l’autore Luigino Tosatto
El tempi volge al bello e al bene.
Il sole scalda la terra, di giorno… e di sole in questo periodo ne abbiamo a iosa, come alte sono le temperature.
Di sera e di notte le temperature si abbassano, nella norma, per far un pò di umidita’, necessaria per tener bagnata la terra, nei suoi primi 2 centimetri di profondità.
Nei campi di
SETURCO, tagliato con la trebbia in settembre, son rimasti i CANOTI
, dei SCATARONI della pianta del mais, rimasti fissati nel terreno con le loro radici, ma morti DE GAMBARA.
EI tempi son cambiati, poche famiglie hanno e fanno l’ orto in casa, nei campi vicini.
Un TEMPI, le famiglie, in tante famiglie, erano numerose, il nonno e la nonna, lo zio scapolo o la zia zitella, vivevano in casa, si aveva più tempo per tutti e per tutto.
Famiglia numerosa, tanti in tavola, tanti a dividersi i compiti.
Le donne, di qualsivoglia età, erano spesso casalinghe, o contadine..
Un lavoro di SCUADRA, tutti aiutano tutti.
Per tutto l’ inverno, in tavola c’ erano.. patate, verze, patate lesse, cavolfiori, patate arroste, finocchi, ancora patate. ….
…
Ecco, qualcosa si intravede, le più esperte, le più anziane, le più SGAIE, osservano dal CARESON, daa PASADA se stanno crescendo… tra i SCATARONI E I CANOTI DEL SETURCO.
Sì, lo stanno crescendo, e son anche belle grosse, e il campo ne è anche pieno, ben fisse, di un bel colore verde vivo, pronte per il racconto..
Pronti, mezza, via,,,,
“BISOGNA ARMARSE DE CORTEO DA TAIO, SESTI IN VIMINI, QUEI BEI GRANDI,, E VIA DE CORSA, IN BICI, E PRESTO, CHE COME CHE EEE GHEMO VISTE NOALTRE, ANCA CHE ALTRE FEMENE, DEEE CASAE VISINE GÀ CAPIO CHE ZE’ TEMPI IUSTI”
Noi bambini, seguivamo le donne in bici, ogni occasione era buona per far giochi nei campi, correre in bici tra i CANOTI, SUI TRAMI, SOI PARCAI.
“NON STE NDAR IN GIRO PAR EL CAMPO CON CHEEE BICI, CORI’ SOI TRAMI, E STÈ FERMI, NON STÈ MOVERVE ”
questo ci dicevan le vecchie del gruppo.
SMONTAEE dae biciclette, svelte, ognuna di loro si indirizzata verso una zona del campo, le più anziane seguite dalle PIÙ BAMBINE, in quanto dovevano imparare a distinguerle, per raccogliere quelle più belle grosse, da non confondere con altre specie MATE.
TUTE EEE DONE COL CUL PAR ARIA, EL CORTEO SOA MAN DESTRA, EL SESTO DE VIMINI SOA SINISTRA.
Il raccolto è veloce, nel suo andare,
eee EL SESTO FÀ PRESTO A VEGNAR PIEN..
Chi è più svelta, o forse più fortunata perché ha trovato una zona ove eran belle grosse, ce n’ eran tante o aveva il SESTO DE VIMINI più piccolo, aiuta un altra, presa un pò PI’I’ INDRIO.
Pieni tutti, per nostra sfortuna si torna a casa,,, ma siamo appena all’ inizio dell’opera, EL BEO GA’ ANCORA DA VEGNAR.
RIVAI CASA, COA SCHINA CHE FÀ MAE PAR ESAR STAE PIEGAE, si svuotavano tutti i cesti nella fontana, per iniziare un primo lavaggio, il più grossolano, per togliere la terra.
SENTAE SO’ NA CAREGA IN CERCHIO INTORNO EA FONTANA, le nostre donne iniziavano a CURAR quanto raccolto, togliendo la radici, facendo QUATRO TOCHI e BUTTARLE SOL MASTEO.
Bisognava lavarle più e più volte.
Per essere sicuri che non ci fosse più alcuna traccia di terra, bisognava che l’ acqua del MASTEO fosse corrente e diventasse bianca limpida.
E NOALTRI BOCE, TUTI INTORNO AAA FONTANA, PAR FAR TIRI E BAGNARE.
Quanto avveniva in cucina non lo ricordo, non seguivamo questa fase, eravamo troppo BAGNAI E INSUPAI de acqua dea fontana, pertanto diretti a farse el bagno SOL MASTEO, IN STAEA, l’ unico ambiente riscaldato, seppur in modo rurale, ma più che sia profumato dall’onorevole aroma DEE BOASE DEE VACHE, E DAE SOO EONGHE pisciatelle.
…..
Tanti cibi, fin da piccolo, e sin all’ età adulta, non ho mai mangiato e o voluto assaggiare, perché per principio non mi piacevano, non volevo neanche vederti nel mio piatto.
Una sera, su insistenza della padrona di casa, e avrò avuto 30 anni, ripeto su insistenza strenuante della donna di casa, ho voluto accontentarla, per dargli onore.
““ ME LE METTA QUÀ, SOL CANTON DEL PIATO, POCHE, NA SPIRÒNADA, E CHE NON E TOCHE GNENTE ALTRO “””
Inforco con la forchetta, chiudo gli occhi, metto in bocca,,,,,, e mastico, mastico, mastico.
Quanto ho masticato…
“””” NON E TE PIAZE MIGA?? “‘
” E ZE’ TANTO DURE, NON RIESO A MASTEGARLE””
Metto una mano davanti alla bocca, sputacchio quanto avevo e lo ripongo nel piatto, coprendolo subito con un pezzo di tovagliolo di carta….. Ma prima che lo ricopra,qualcuno si accorge che luccica,,, e tutti a tirare gli occhi.
INIZIA E TERMINA, NEL GIRO DI UN MINUTO LA MIA ESPERIENZA NEL DEGUSTARE TALE PIETANZA…
CHI AVEVA PULITO IL PENTOLONE IN ALLUMINIO, AVEVA DIMENTICATO UN PICCOLO PEZZO DI PAGLIETTE FINA, IN ACCIAIO, CHE ANDÒ A FINIRE A ESSERE COTTA COL CIBO, E DEPOSTA NEL MIO PIATTO, INFORCATA DALLA MIA FORCHETTA, MASTICATA DAI MIEI DENTI…
CON MANI E PIEDI, MI SON SEGNATO CHE EEEE ROSOINE NON FARANNO MAI PIÙ PARTE DELLA MIE PIETANZE.
…..
Le ROSOINE, una delle prime erbe spontanee che si raccoglievano nei campi all’ inizio dei primi giorni di sole, per spezzare l’ egemonia delle patate, cotte e mangiate in tutti i SACRO E SANTI MODI.
Un erba spontanea, depurativa, come tante altre, che crescono dai mari ai monti, dalle isole di Venezia, alle discese dell’ Altopiano di Asiago, nei campi di terra sabbiosa e nei campi con poca terra e tanti sassi, e o rocce.
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