di Luigina Pizzolato
Il 24 agosto del 1589 i Procuratori di San Marco deliberarono che:
”L’immagine della Beata e Gloriosa Vergine Maria, Madre di Cristo Nostro Signore, tenuta con minor devozione sopra la Sacrestia di detta Chiesa, sia posta nella Cappella di Sant’ Isidoro sopra l’altar di esso Santo, concedendosi così alla veneratione verso detta Santa Imagine per li continui miracoli et innumerevoli gratie che ogni giorno ottiene la Città nelle supplicationi a Dio che con essa si fano, così in dimandar aque nel tempo del secco, come anco la serenità dell’aere nel tempo delle piogge.
Nella qual Capella ogni sabbato sia celebrata una messa ad honor di essa Santissima Immagine”.
Questa ordinanza rispecchia la grande devozione che i Veneziani, attraverso i secoli, tributavano all’ icona, la più nota immagine dipinta presente nella Basilica di San Marco.
l’altare di Sant’Isidoro, ove è collocata
La stessa icona, nei secoli precedenti, era oggetto di venerazione per ben altre ragioni. Si tratta infatti di un’ immagine posseduta dagli imperatori bizantini, che la portavano sempre in battaglia, come portatrice di vittoria, questo il significato di ”Nicopeja” Era chiamata anche ”Odegetria” ovvero ”conduttrice”.
Questa icona, che la tradizione vuole dipinta da San Luca, si dice sia giunta a Venezia in seguito alle Crociate, come bottino del saccheggio di Costantinopoli, ma non esiste certezza sul come la capitale lagunare ne sia venuta in possesso. Si racconta che l’imperatore bizantino Marzuflo, con un numero preponderante di soldati, ingaggiasse una battaglia con i francesi, certo di uscirne vincitore. Che i francesi avessero invece la meglio e Marzuflo fuggisse ignominiosamente lasciando in mano nemica le insegne imperiali, il cappello, il gonfalone e l’icona portafortuna, “che era tutta d’oro e tutta incastonata di ricche pietre preziose ed era così bella e così ricca che mai cosa talmente bella e ricca fu vista”.
la Cappella nella sua magnificenza è contenuta nella basilica marciana di cui abbiamo una magnifica visione, in questa foto.
I Veneziani ottennero la preziosa immagine, sembra, ponendola come prezzo dell’ appoggio all’elezione del nuovo imperatore. La posero nella loro chiesa del Pantocratore, varie vicissitudini la portarono con loro quando abbandonarono Costantinopoli. A Venezia la presenza è certa dal 1234.
La devozione dei Veneziani per questa immagine li ha portati a raccogliersi in preghiera in occasione degli eventi più significativi vissuti da Venezia. Nelle ricorrenze e nei momenti di pericolo l’ icona veniva portata in processione per la Piazza da quattro sacerdoti seguiti dal clero, dal Doge e dai nobili. L’immagine fu solennemente esposta nel 1559 per la pace conclusa tra la Francia e la Spagna e nel 1571 per la lega fatta dalla Repubblica con la Spagna e il papa Pio V.
Per quindici sabati venne implorata per la cessazione della peste nel 1630.Venezia si legò al voto per l’edificazione del grande nuovo tempio e della istituzione festa della Salute. Per quindici giorni rimase esposta alla caduta della Repubblica nel 1797. Venne portata in processione ogni sera durante una grave siccità, nel 1820. Nel 1848 la nuova Repubblica di San Marco supplicò protezione. Il 6 gennaio 1917, all’incombere dei bombardamenti e dell’occupazione austriaca, Venezia accorse in preghiera all’invito del Patriarca Pietro La Fontaine ed emise il voto del tempio al Lido. Nel 1919 e 1945, al termine delle due guerre mondiali, ancora una volta Venezia si radunò riconoscente davanti alla Madre di Dio. Ancor oggi, ogni domenica al termine della celebrazione dei Vespri, il capitolo assieme ai fedeli si reca a rendere omaggio alla Nicopeia al canto delle litanie.
L’antica pittura bizantina raffigura la di Maria, con manto blu, che presenta il Bambino frontalmente, come nella tradizione bizantina. Era ricoperta da una lamina d’oro e arricchita da aureole tempestate di pietre preziose, formato da fili di perle, di brillanti e da catene d’oro. Intorno, una preziosa cornice d’oro, ripartita in 16 riquadri con figure di Santi a smalto (sec. X) e altrettanti con incastonate pietre preziose. La cornice esterna, d’argento, oro e pietre è sormontata da angeli d’argento.
I gioielli furono oggetto di furto nel 1979 da parte della banda di Felice Maniero, in seguito fortunatamente recuperati.
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L’ha ribloggato su Storia e Arte veneta.