EL Dì DE £A SENSA, SE MAGNA EL LENGUAL, se ti xe veneto e venesian
El lenguàl
Che cos’è:
Detto anche “bondola con la lingua” è un insaccato speciale, fatto con la lingua del mas-cio o
porzel, aromatizzata con particolari sapori e spezie, come cannella e chiodi di garofano.
Di circa 10-12 cm di diametro, contenuto nel culàt, che è l’estremità posteriore del budel del
manzo, più vicina all’ultimo orifizio…
la regola è che el lenguàl vada nisà e magnà el giorno dea Sensa…
Viene preferibilmente cotto coi fasoi nella minestra, con utilità reciproca.
Prima di metterlo nella minestra bisogna broarlo per pulirlo e sgrassarlo. Tempo di cottura
pressochè uguale a quello dei fasoi, si mangia affettato con contorni da lesso.
La storia
Perché si mangia in Veneto:
il fatto di legare la Religione a dei culti pagani che arrivano dall’inizio dei tempi è prerogativa di
tutti i popoli, così anche in Veneto viene legata l’importante festa in cui Gesù ascende al cielo con l’usanza di mangiare un piatto tipico della nostra terra.
Mangiare el lenguàl il giorno dell’Ascensione era un rito d’augurio per la nuova annata agraria e c’è chi dice che garantiva continuità di cibo per tutto l’anno.
In tutta la Regione nei tre giorni precedenti l’Ascensione (lunedì, martedì e mercoledì) venivano fatte delle Rogazioni cantando le litanie dei Santi e, a seconda della zona, ponendo dei simboli religiosi come croci fatte di sanguinella lungo i poderi agricoli o ai capitelli più prossimi, per auspicare buoni raccolti e tenere lontane dai campi malattie e calamità.
Queste processioni erano lunghe e faticose, quindi vi partecipavano i giovani: poichè non si
poteva sottrarre braccia forti ai campi, esse venivano fatte la mattina molto presto, tanto che alle sette tutto era finito. Questo andare per campi era anche un’occasione per vedere a che punto era arrivata la stagione, considerandone l’andamento, per notare se c’erano delle novità negli appezzamenti vicini o dei cambiamenti.
Nella Repubblica Serenissima l’Ascensione fu per secoli una delle feste più importanti; essa
ricorda la sottomissione al dominio e alla giurisdizione alla Repubblica delle città dell’Istria e
della Dalmazia, dopo che Venezia le salvò dalle incursioni dei pirati narentani.
Il Doge Pietro Orseolo II (991-1009) salpò dal Lido il giorno dell’Ascensione, dando così vita al
dominio di Venezia sulla Dalmazia. Per ricordare quel giorno si decretò che ogni anno il Doge, il giorno dell’Ascensione si recasse al Lido accompagnato dal vescovo di Olivolo, uscisse quindi
dal porto e si recasse in mare aperto, dove avveniva lo “Sposalizio del Mare”, cerimonia
simbolica che sanciva il carattere marittimo dello Stato e nel frattempo la legittima supremazia su quelle acque. Durante lo sposalizio, tra l’Adriatico e il Doge, quest’ultimo buttava in mare la copia identica della fede che portava al dito pronunciando queste parole: “Desponsamus te, mare,
in signum veri perpetuique dominii”.
I proverbi:
“Se piove sua Sénsa par quaranta dì no se sta sènsa”
“A’ la Sensa se magna el lenguàl”
“Al di là de la Sensa, le brise scomensa”
“De la Sensa el formént va in semensa”
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