I DEPUTATI AI BENI “INCULTI” E ALL’AGRICOLTURA. L’ACQUA DI RECOARO.
TUTTO oggi, anche per noi veneti, dipende dalla lontana Roma, esempio di efficienza italica che ben conosciamo, ma a quei tempi invece questa magistratura che dipendeva dal Senato veneto e non da Roma, si occupava soprattutto di bonifiche: il loro compito (di questi magistrati), inizialmente di studio, fu esteso dal 1558 a quello di assicurare lo sfruttamento dei terreni paludosi mediante il prosciugamento dei medesimi, di controllare i consorzi di bonifica, di concedere l’uso dell’acqua a scopi irrigui, di concedere quella del Mincio a scopi industriali (…)
I Provveditori ebbero un proprio organo di vigilanza composto di tre persone alle quali era riconosciuta facoltà di inquisizione e giurisdizione e le le loro decisioni erano appellabili presso il consiglio dei Savi del Senato. (…)
I provveditori nel 1752, dichiararono di interesse pubblico l’acqua di Recoaro (detta anche di s. Antonio), che poteva essere bevuta “da tutti quelli che, tanto sudditi quanto esteri, si trovassero bisognosi dell’uso della medesima, di modo che si possi sia andare che mandarne a prender a per l’uso delle sue indisposizioni”. L’acqua poteva esser venduta, in recipienti sigillati, anche nelle farmacie.
Nel 1576 venne creata la Deputazione all’Agricoltura con funzioni consuntive in materia.