LA “PATRIMONIALE LAGREME E SANGUE” DI VENEZIA UNITA NEL SACRIFICIO.
Siamo in uno dei periodi più duri del nascente stato veneto, da cui i patrizi veneziani seppero uscire dando un esempio straordinario di compattezza nel sacrificio dei propri cospicui patrimoni, unito anche a una “real politic” che permise la rinascita del loro impero. Ecco cosa ci racconta Alvise Zorzi:
Era accaduto qualcosa di terribile: il 29 maggio 1452 (…) i turchi guidati dal terribile Mehemet II, avevano preso Costantinopoli. Avevano fatto strage degli abitanti (Barbero, storico radical shic, che ami l’islam, ci sei?) e nella basilica di Santa Sofia il cavallo di Mehemet aveva disguazzato nel sangue fino al garrese.
Il bailo, capo della colonia veneziana, era stato decapitato, quaranta patrizi e altri 500 sudditi veneziani erano stati dati per dispersi, il danno economico arrivava a duecentomila ducati. Costantinopoli era il cardine del commercio veneziano d’Oriente, e il commercio d’Oriente era la principale fonte di reddito di Venezia.
Nemmeno i detrattori più accaniti negano a Venezia una qualità che ha posseduto in maniera eccezionale.. il realismo. Di fronte a una situazione estrema, Venezia reagisce pragmaticamente: Mehemed è fortissimo e la comunità cristiana non mostra alcuna intenzione di contrastarlo. E il Senato decide: allora trattiamo.
Mehemed non è uno stupido. il commercio con la Serenissima non si può perdere senza danni enormi: nove giorni dopo la pace di Lodi (con Milano), firma un accordo. E l’eterna guerra con la Lombardia che divora denaro a palate? In una drammatica seduta notturna il Senato riconosce che non è una questione d’onore, ma si tratta di sopravvivenza. E vota una sventagliata di provvedimenti eccezionali. Durissimi.
Il primo. salvo rarissime eccezioni, tutte le entrate dello stato saranno devolute alle spese di guerra. Il secondo. per l’intero anno 1454 è sospeso il pagamento dei salari per i pubblici uffici (ve lo immaginate in Italia, magari per affrontare la crisi attuale, un provvedimento del genere? n.d.r.). Il terzo: gli inquilini pagheranno al fisco, una tantum, una somma pari alla metà dell’affitto che pagano per le case e botteghe; i proprietari un terzo dei fitti che riscuotono. I cittadini veneziani proprietari di terreni al di qua dell’Adige verseranno la metà dei redditi di un anno. Quarta misura: l’inasprimento dei dazi sui noli delle navi.
Sono misure comprensibilmente impopolari: ma il fatto che un’assemblea di patrizi colpisse così duramente, nell’interesse comune, contribuenti tra i quali i patrizi non erano certo una minoranza, la dice lunga sul patriottismo della classe politica veneziana.
La straordinaria elasticità della economia veneziana permetterà, dopo tante traversie, una ripresa testimoniata dagli splendori del Rinascimento (…) Con tutto ciò, malgrado altre guerre,.. sotto san Marco la terraferma si avvia a una realtà molto migliore di quella che aveva vissuto fino ad allora. La Serenissima è uno stato infinitamente più forte dei principati e signorie di un tempo…
Estratto dl libro “San Marco per sempre” di Alvise Zorzi (N. H.)