1919: LA BUROCRAZIA BORBONICA ESCLUDE I VENETI
Dopo l’invasione rovinosa degli austroungarici, piombati come una nuvola devastante di cavallette affamate, lo stato italiano, nelle figure prima di Nava poi di Orlando, si sostituisce ai primi, inviando un nugolo di funzionari ed impiegati col compito di seguire la ricostruzione delle “terre liberate” con effetti quasi altrettanto devastanti. La gente del posto, la maggiore interessata al fatto che le cose fossero fatte nella maniera migliore, viene esclusa, non facendo parte (allora come oggi) dell’apparato burocratico di impronta decisamente borbonica. Riprendo dal libro di Bruno Pederoda, tante volte citato.
Avremo modo di vedere e capire quello che successe nel Veneto, complici e protagonisti gli ufficiali del Genio, diventati ora Commissari prefettizi, i funzionari del comitato di villa Margherita, accuratamente pescati al di fuori del Veneto, secondo un procedimento sistematico che noi pensiamo di introduzione recente, ma che vanta invece radici e intenzionalità profonde, e lontane nel tempo.
“Dopo la cacciata dalle Terre del cosiddetto Nemico, venne l’invasione del Genio Militare. attraverso il ministero delle Terre Liberate con sede a Treviso (villa Margherita) il quale arrivò equipaggiato con tutti i resti del governo dei barbari che presero subito tutti gli uffici da quelli di villa Margherita alle varie Prefetture, Questure, Municipi della Provincia.
Si venne a creare un vero e proprio governo borbonico che fu regalato al popolo veneto, troppo buoni, in ricompensa delle due invasioni (prima austriaca, poi italiana il cui esercito aveva causato altrettanti danni del primo invasore). Il malcontento dei lavoratori di queste disgraziate terre veniva sempre più accentuandosi contro il Ministero delle Terre Liberate per il suo atteggiamento partigiano a danno specialmente delle nostre cooperative; si favorivano le imprese speculatrici, non ancora sazie di aver riempito il loro portafoglio attraverso la guerra…” (Da “Il lavoratore” 13 marzo 1920.)
Cit. da pag.186 di “Tra macerie e miserie di una Regione dimenticata”