UN QUADRO SIGNIFICATIVO
Simonetta Dondi dall'Orologio
Come già si è commentato, l’iconografia ci ha lasciato testimoni immortali del mondo contemporaneo che circondava l’artista in quel momento….
Questo è il caso di Durer: un quadro, opera di questo grande artista tedesco, rappresenta la Vergine della Festa del Rosario, dove la Madonna appare seduta nel centro della composizione e curiosamente vestita con un magnifico vestito veneziano, dietro ha un baldacchino che corona un paesaggio primaverile che all’orizzonte ci mostra le nostre bellissime Dolomiti.
La cristianità della composizione artistica è composta da nobili ma troviamo anche mercanti, cittadini e artigiani.
Ai due lati della Madonna (uno di fronte all’altro) inginocchiati troviamo il papa Giulio II e l’imperatore Massimiliano I.
Ai piedi della Vergine un angelo veneziano tocca il liuto e due amoretti collocano sul capo della Madonna una ghirnalda di fiori.
La madonna, il Bambino aiutati da San Domenico e da angeli distribuiscono ghirnalde di rose ai personaggi presenti nel quadro.
La composizione, come afferma il titolo della stessa, rappresenta la diffusione del culto alla orazione del rosario che i domenicani (particolarmente) avevano promosso in Germania fin dal XV secolo in poi.
Il fatto che Durer collocasse in un posto così privilegiato all’imperatore tedesco (ricordiamo uno dei più grandi avversari di Venezia) costituisce un segno della grande libertà dei veneziani e della buona posizione dei mercanti tedeschi a Venezia.
La Vergine pone la ghirnalda sopra il capo di Massimiliano ed il Bambino imita il gesto della Madre nell’atto di collocare un’altra sul capo del papa.
I personaggi rappresentati sono membri della colonia tedesca a Venezia: tra gli inginocchiati a destra c’è l’architetto Hyeronimus ovvero l’autore del Fontego dei Todeschi (il bozzetto fu opera di Durer).
In questo magnifico quadro di Durer si apprezza la definitiva e completa superazione delle limitazioni del Gotico.
Il quadro fu comprato sucessivamente dall’imperatore Rodolfo II, grande ammiratore e collezionista delle opere di Durer (fu mandato a Praga e, per evitare che si rovinasse ordinò che il trasporto, attraverso le Alpi, fosse a piedi dentro di una portantina).
Le figure sono di grande misura, libere e la pittura ha un brillo speciale che si allontana del duro cromatismo che in alcune occasioni caratterizza le creazioni di Durer.
Durer in terra veneziana si trasforma in un grande pittore: i suoi quadri acquistano colori brillanti, un sole di una terra più meridionale, come se si fossero sciolti i geli della fredda Germania che anteriormente sembrava che coprissero la produzione dureriana.
L’8 Settembre 1506 quando aveva terminato la Festa del Rosario, scrive all’amico Pirckheimer:” Ho zittito tutti gli artisti che ammettevano la mia destrezza con le incisioni però dudavano nella mia capacità con i colori, adesso tutti affermano che mai avevano visto dei colori più belli”.
La fama del quadro si diffuse per tutta Venezia, anche il Doge Leonardo Loredan fu a visitare lo studio dell’Artista accompagnato dal Patriarca.
Dal Doge gli fu offerto uno stipendo a patto che rimanesse a Venezia, la stessa quantita che la sposa del Doge aveva portato come dote al matrimonio.
Si racconta che Mantegna, già settantenne, volle conoscere a Durer
La Festa del Rosario indipendentemente del carattere tipico rinascimentale italiano, conserva aspetti tipicamente germanici come la disposizione dei distinti gruppi di personaggi, un insieme che armonizza col magnifico paesaggio.
Mentre i nostri pittori partono sempre, anche nei ritratti, da modelli previamente scelti, qui ogni severo viso maschile è creato in funzione della personalità interna del personaggio dipinto.