IL VENETO NON ESISTE, E NEANCHE LA LINGUA…CI RISIAMO
DAL GAZZETTINO DI IERI in un articolo di Alessandro Marzo Magno
Lorenzo Tomasin, docente di filologia romanza all’università di Losanna rilancia il dibattito: «Pur facendo riferimento alla Toscana, l’italiano è stato codificato in laguna. I dialetti sono varietà privi spesso di tradizione letteraria, non così per l’idioma della Serenissima. Anche la regione è fatto recente, così la sua parlata è una mera mescolanza artificiale».
LA STORIA
La lingua veneta non esiste, esisteva invece la lingua veneziana, ma oggi anche il veneziano si può considerare un dialetto. Lo sostiene Lorenzo Tomasin, veneziano, docente di filologia romanza e di storia della lingua italiana all’università di Losanna, autore del fondamentale Storia linguistica di Venezia (Carocci) e che ora progetta un vocabolario storico-etimologico del veneziano. Si tratta del complemento del Dizionario del dialetto veneziano di Giuseppe Boerio: di ogni voce riportata in quell’opera saranno specificate la storia e l’etimologia.
Alessandro Marzo Magno, storico e scrittore, che ha una certa predilezione per le provocazioni anti indipendentiste, in un articolo sul Gazzettino riassume la tesi del prof Tomasin, dell’università di Losanna, che afferma quanto sopra: i Veneti no hanno nulla di un popolo vero, la Regione stessa a cui danno il nome è una invenzione recente, e non vi si parla una lingua ma un coacervo di parlate che poco hanno in comune… sovvertendo così ogni ricerca e opinione di docenti locali, per cui (Gianna Marcato, dell’università di Padova) si afferma una cesura netta tra i dialetti lombardi e padani in genere, e la parlata veneta (Parlar veneto, vecchio studio della professoressa).
Mi rivolgo direttamente a Lei caro prof. Lorenzo Tomasin; lei mi ha fatto venire in mente di colpo la lettera comparsa pochi anni fa, sempre su “Il Gazzettino” di uno studente della Sorbona, il quale se ne era uscito dicendo che Venezia non era stata fondata dai Veneti (come il nome farebbe pensare) ma dai… Romani in quanto di Veneto nell’entroterra era rimasto ben poco. Sarà mica stato lei, l’autore di questa boutade?
A volte l’aria dei cosiddetti “Lumi” se presa in dosi eccessive, credo faccia dei brutti scherzi. Mi perdoni… Negare di colpo, da Losanna, ai poveri Veneti dell’entroterra, una storia vecchia di 3200 anni, riconosciuta per fortuna dagli studiosi di tutto il mondo, e dai Padri costituenti (così li chiamano dalle sue parti) con il riconoscimento di un territorio da sempre veneto, mi pare un pochetto eccessivo… Si calmi su… Del resto la stele di Isola Vicentina con quell’accenno ai VENETKENS nel lontano IV secolo avanti Cristo, è lì a smentirla. Ma all’epoca Losanna ancora non esiteva, con i suoi temibili prof veneziani-italiani… a rimetterci in riga.
Quanto al veneziano come unica lingua storica, mi consenta di farle notare che… il veneziano, lingua commerciale diffusa fino a Istambul, anche se poco scritta, fu la base in cui si innestarono le varianti locali: proprio ieri ho riportato nel mio blog la parlata di uno “sciavon” di stanza a Verona, riprodotta in una poesia d’epoca, ben diversa dal “veneziano” di Venezia. E questo oggi vale per le parlate locali venete, in cui l’influenza della lingua dei signori veneziani nelle meravigliose ville venete (possiamo scriverlo?) ebbe un enorme potere unificante.
Lei avrà una certa conoscenza, spero, di Angelo Beolco, detto il “Ruzante” che scrisse alcune commedie nel “pavan” (padovano) d’epoca: ebbene dopo un paio di secoli i padovani stessi non sarebbero riusciti più a capirlo. Ora parlavano e parlano il padovano, una variante quasi del veneziano, e direi che l’operazione si è ripetuta grazie a Venezia, da Padova ad Udine.
Quanto al “valore letterario” dei dialetti locali, non degni di esser lingua.. lei nega quindi anche al friulano e al sardo o al siciliano, il diritto di esistere? Ma daiii, su, caro prof… scenda dalla cattedra e prenda contatto con la realtà.
La storia dei Veneti, la loro cultura, è stata un fattore che ha portato a ricomporre, grazie a Venezia, nostra Capitale, la famosa X Regio, Venetia et Histria, che lei lo voglia o no, e se oggi il Veneto è ben più piccolo rispetto a “el stato da Tera” della sua Venezia, noi Veneti non manderemo tanki Serenissimi ad Udine, certi che i valori universali che hanno forgiato la nostra civiltà non ne hanno bisogno per esser riconosciuti. Veneto è .. chi vuole esserlo. Al di là dei confini che l’Italia ci voglia riconoscere sulla carta.
Prendiamo comunque atto che lei non vuole considerarsi Veneto, ma a quanto ho capito, solo italiano nato a Venezia.
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