Un Inno Storico Veneto
di Giorgio Burin
Tra i tanti articoli che descrivono il passato della nostra Patria, ci sembra giusto inserire anche una musica che ha rappresentato un momento importante della Repubblica Serenissima nel suo ultimo periodo.
Dobbiamo essere precisi a riguardo. La Serenissima Veneta Repubblica di Venezia non ha mai avuto un inno, nel senso in cui lo intendiamo noi oggi. Parlare di Inno della Serenissima è quindi storicamente improprio. La musica che riportiamo è il coro finale della JUDITHA TRIUMPHANS, un oratorio che Vivaldi compose per celebrare nel 1716 la vittoria di Venezia sul Turco a Corfù.
Storicamente risulta che il pezzo sia stato eseguito per celebrare la Vittoria e in altre occasioni ufficiali, senza però dargli mai il valore di Inno Nazionale. Siamo noi moderni che, abituati al concetto di Inno Nazionale sentiamo il bisogno di associare una musica alla nostra Veneta Patria. La scelta quasi concorde, oggi, è sul pezzo sopra riportato, sulla cui musica esiste anche una versione moderna con testo in Veneto.
Se le emozioni hanno un valore, ascoltiamo questa coinvolgente musica e pensiamo che potrà essere il nostro futuro Inno Nazionale, se lo vorremo.
Integrazione al testo di Millo Bozzolan
Aggiungo qualche osservazione e mi è venuto in mente il dibattito occorso anni fa, circa la scelta che oggi prevale, di eseguire il brano, (una piccola frazione in realtà dell’opera del Vivaldi, scelta a suo tempo per “La Festa dei Veneti” dall’amico Renzo Fogliata) con il coro ‘attualizzato’ in una bella lingua veneta dal compianto Maestro Brunelli) rinunciando al latino originale. L’ambiente tradizionalista veronese ha storto il naso, accampando i loro motivi. Riporto il sunto del loro argomentare:
“Se un domani la risorta Repubblica del Leone, che dovrà essere cattolica e tradizionale o non sarà ― lo si abbia questo ben chiaro ― vorrà adottare queste musiche quale proprio inno ufficiale, di Stato (non mai quale “inno nazionale”, ch’è un concetto giacobino, ripugnante alla concezione tradizionale dello Stato) potrà legittimamente farlo, ma ciò avverrà certamente riprendendo il brano nella sua versione sacrale originale; e lo farà non con un’imposizione o per invenzione di chicchessia, ma in nome di una consuetudine (e torniamo di nuovo al concetto di tradizione) osservata da tutti, in forza della quale ciascuno si riconoscerà naturalmente in quel brano che, dunque, acquisterà un carattere patriottico di ufficialità”
Io penso che debba essere in uso per l’ufficialità di uno stato Veneto futuro, l’inno in versione tradizionale col testo in latino, anche se per i venetofoni può esser eseguito benissimo l’inno in versione moderna. E’ bello ed emozionante cantarlo tutti assieme… Ma la versione classica ufficiale si aggancia a quello che Venezia e il suo Leone hanno rappresentato nella storia dell’Occidente. Dei valori universali di Pace, di Fede, valori che oggi sempre più una parte del mondo vuole distruggere, e anche di forza, nel difenderli. Il latino richiama a questa universalità essendo con il greco, la lingua che è servita a sviluppare le basi dell’occidente. Uno stato Veneto che usa l’inno in versione originale, manda un messaggio preciso a tutto il mondo: quello di essere il vero erede del Leone marciano. E di voler rappresentare spiritualmente anche gli altri popoli o nazioni che facevano parte del “commonwealth” veneziano.
Quanto al ripudio del termine “nazione” sono io che storco il naso: la parola “nazione” la troviamo a più riprese usata persino nella Bibbia, ed è indubbio il fatto che la Nazione Veneta esistesse prima della scrittura del Libro sacro per Ebrei e Cristiani. Insomma.. non ci hanno inventato i giacobini, anche se è vero che per lo stato Veneto, ogni comunità storica, era Nazione (la Nazione veronese, la Nazione bergamasca… uno stato di Piccole Patrie che formava una Patria Veneta)