CELTI E VENETI UNITI NELLA “LUMAZA” CON LA ZUCCA
Polibio scrisse che Celti e Veneti, a parte la lingua avevano tradizioni comuni, e una di queste era certamente una festa continua tra ottobre e novembre che celebrava la morte della vita e la sua rinascita in un periodo dell’anno in cui il tempo, per il passaggio dal ciclo lunare a quello solare, pareva sospeso. E il regno dei Morti era collegato magicamente a quello dei Vivi. Ecco come nacque, millenni or sono una tradizione che viveva ancora nelle nostre campagne fino a pochi decenni fa. Seguitemi, tosi e tose:
dal 30 Ottobre al 11 Novembre: 12 giorni legati da una unica tradizione. La differenza tra anno solare e lunare, più corto quest’ultimo di 11-12 giorni, viene denominata dodekameron (12 giorni) ed è un intervallo di “tempo fuori dal tempo”.
E’ un tempo virtuale che “concorda ” l’anno solare con quello lunare e viene collocato, nella nostra tradizione, alla fine dell’anno agrario. In questo “tempo- non tempo” vivi e morti sono nella condizione di vivere contemporaneamente. Questo periodo, secondo l’ordine naturale delle cose, segna il passaggio dal tempo della luce a quello del buio, stiamo avvicinandoci alle giornate più corte dell’anno, le sementi dei cereali vengono consegnate alla terra assumendo una dimensione ctonia (SOTTERRANEA). Da adesso fino a primavera il contadino, per la buona riuscita del raccolto, non potrà fare altro che cercare di propiziarsi chi condivide il sottosuolo con le sementi: i santi, gli dei degli inferi, i defunti buoni e gli spiritelli birichini.
Ecco allora che in questo periodo il 1 novembre è un giorno è dedicato alla celebrazione di tutti i santi, l’11 novembre ad uno in particolare, a San Martino protettore degli agricoltori, il 2 novembre si pregano i morti, e alludendo alla loro dimensione terrena, il 31 ottobre ci si traveste, ci si maschera per evocarli, si preparano dolci, offerte per una migliore sopravvivenza sotterranea e ogni sorta di doni di buona accoglienza auspicando che, anche gli spiriti più irrequieti e dispettosi, ricambino la nostra devozione assicurando una buona custodia delle sementi e dei raccolti e quindi della nostra sopravvivenza.