CHE TRISTEZZA QUELLA PROTESTA CONTRO IL LEONE DELLA ROTATORIA
CHE TRISTEZZA, QUESTA PROTESTA. Denota una ignoranza abissale della storia della sua terra, da cui sembra le siano state recise le radici, cara Franca Fossà… Ricordo una foto del 1886 di piazza delle Erbe a Verona, scattata il giorno 25 aprile, in cui era ritornato il Leone marciano, rifatto come quello della rotatoria. Dopo che Napoleone, il primo fondatore del regno italico, lo aveva abbattuto, attuando nel contempo una repressione sanguinosa (Immagino che la signora ignori tutto sulla rivolta delle Pasque veronesi).
Ebbene.. Come può vedere, la piazza era gremita da una folla immensa di veronesi, al limite della sua capienza. Come li chiamerebbe quei popolani, cara signora? Li definirebbe “venetisti” con un tono di spregio nella voce? Bene, cara amica, apra qualche libro di storia veneta, ma di quelli giusti.
Allora riscoprirebbe quel filo che a lei sono riusciti a recidere, mantenendola nella sua ignoranza originaria, “grazie” a una scuola che liquida la Serenissima come una della “quattro repubbliche marinare”, dipinge Venezia e il suo stato veneto, come meritevole di una fine ingloriosa, e Napoleone come un Apollo portatore di Luce, di Progresso, che ha ha tolto i Veneti dall’oscurantismo, col codice di leggi napoleoniche che spazzavano via millenni di tradizioni locali.
Era in arrivo”l’Uomo Nuovo” forgiato dalle ideologie. Finite quelle per fallimento evidente, ora le società moderne si tengono in pugno con il consumismo, l’edonismo trasformando le masse, per gran parte, in beoti istupiditi dai mass media.

l’inaugurazione del Leon contestato
Quel filo, cara signora, è un fiume carsico, che collega i veneti al Leone marciano mai abbattuto nei nostri cuori. Scoprirebbe che anche sul finire dell’Ottocento, e ai primi del Novecento qualche illustre politico locale sperava e lottava per l’autonomia delle nostre terre, in nome della nostra grande Storia marciana di dimensione europea, e che il “venetismo” nato negli anni Ottanta ha le sue motivazioni proprio in questo continuum storico.
Venezia ha avuto il gran merito, oltre che aver ri-creato la vita alla civiltà veneta, di aver ripreso il percorso Dei Veneti antichi, ricostruendo l’antica X Regio anche nel territorio: quell’antico “angolo dei Veneti” che i Romani di un tempo vollero certificare nella divisione amministrativa del loro impero. Tremila e duecento anni di storia… dai paleo Veneti ai Veneti d’oggi. Un continuum quasi unico al mondo, che quando lo scoprirà, riempirà d’orgoglio anche Lei.
Mi stia bene, ma intanto la rimando a ottobre… studi e si ripresenti, cara signora.
W san Marco.Sempre.
Per carità il leone é un simbolo superiore all’uomo e alla suo potere momentaneo però mi aspettavo anche una reprimenda per chi in nome di fantasie storiche professa l’autonomia utilizzando in modo del tutto improprio un simbolo di tutti. Detto da uno che la storia la conosce
Gentile Ludovico, mi pare che Lei faccia finta di non capire. Lei si schiera quindi con la Signora e definirebbe i veronesi in piazza nel 1886 dei “venetisti” che rincorrono “fantasie storiche”. In realtà il simbolo è molto potente, se ancora oggi il Leone si ostina a non morire nel cuore di Veneti, questo prova che ancora esistiamo come popolo e Nazione. Uso dei paroloni “impropri” lei mi ribatterà di nuovo. E’ chiaro che nessuno di noi, sano di mente, vuole ricostruire quello che Napoleone ha distrutto, COME ERA E DOVE ERA, ma vuole riprendere un percorso di autonomia che ci spetta (con tanti secoli e millenni di storia alle spalle), che l’Italia stenta a riconoscere. Non vedo perché non possiamo rifarci al grandissimo simbolo marciano che ci appartiene. A qualcuno questo non piace, ma il fatto stesso che alla regione Veneto sia stato riconosciuto quel vessillo antico, ci legittima anche di fronte all’Italia.