DON STURZO E IL DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO
di Millo Bozzolan
Siamo a Venezia, nell’ottobre del 1921, manca poco alla presa del potere dei fascisti, che seppellirà ogni spirito di autonomia regionale, o, peggio ancora, di federalismo. Don Sturzo pone l’accento nel congresso dei Popolari, partito da lui fondato di impronta cattolica, sulla necessità di un decentramento, in uno stato il cui centralismo soffocava nella burocrazia elefantiaca e nelal corruzione clientelare, ogni possibile progresso della Nazione. Pronunciava queste parole, non a caso, a Venezia, in zona, il Veneto, dove le spinte verso un forte autonomia, un federalismo, o addirittura verso la secessione, erano molto forti. I repubblicani loclai si consideravano gli eredi naturali della tradizione della Repubblica marciana.
“Il decentramento amministrativo e l’autonomia locale saranno causa ed occasione dello sviluppo degli ingegni, della personalità, delle energie libere locali, quale oggi non si può avere perchè la vita è centralizzata, burocratizzata…Noi siamo un popolo che ha avuto la sua caratteristica storica.. nella quale hanno primeggiato le personalità, la genialità; i nostri Comuni erano Stati, le nostre glorie sono in ogni angolo d’Italia, le nostre zone hanno tutte una storia, pari in grandezza con la storia dei grandi stati… Questo esercizio di virtù, di forza, di attività, di genio, non può essere ridotto ad un unico centro assoluto.. deve trovare la sua energia dappertutto .. deve forgiare un italiano che viva la sua vita senza aspettare tutto dal Governo, come i clienti del patrizio romano che a migliaia affollavano gli atri degli immensi palazzi… ”
Poi il fascismo mise la pietra tombale sul dibattito circa l’autonomia o il federalismo più o meno spinto e possiamo certamente affermarlo, senza tema di smentita, che la Repubblica ‘antifascista’ di oggi, porta avanci con ancora maggiore pervicacia, la politica accentratrice romano centrica, sia pure avendo istituito le Regioni, vuote di ogni potere reale, e brutta copia della corruttela romana. Insomma, siamo sempre punto e a capo, in uno stato nato contro la tradizione dei popoli italiani.