EX CINERIBUS FELTRIS, DALLE CENERI DI FELTRE DISTRUTTA DAGLI IMPERIALI
Quello che accadde a Feltre tra il 1509 e l’anno seguente, sembra una cronaca della II guerra mondiale, con civili e truppe massacrate per rappresaglia senza alcuna pietà (pietà l’è morta diceva una canzone). Ne avevo accennato in un altro articolo, in questo più completo, parto dall’inizio, con l’arrivo della bandiera imperiale a Feltre, contro la volontà dei suoi cittadini, grazie al tradimento di alcuni nobili filo imperiali. Quanto avvenne dopo è un vero film dell’orrore.
All’interno dell’epica generale della guerra di Cambrai, la città di Feltre ha una sua epica particolare. Ridotte all’osso le cose andarono nel modo che segue.il primo luglio 1509, l’imperatore Massimiliano entrò a Feltre senza dover combattere perché alcuni patrizi di spirito filoasburgico (in cittè presenti a quel tempo come oggi) avevano predisposto segretamente ogni cosa. L’imperatore ebbe accoglienza calorosa.
Si cantò il TeDeum in cattedrale e fu organizzato un ballo nel palazzo del comune.
Massimiliano prese alloggio nel Vescovado, e dopo pochi giorni ripartì, lasciando un presidio delle proprie truppe.
Poche settimane tuttavia, e un’altra frazione del patriziato urbano organizzò un blitz, che favorì nottetempo il rientro in città delle truppe veneziane. Seguì a quel punto, il massacro a furor di popolo del presidio imperiale.
Quando la notizia raggiunse Massimiliano, si preparò immediatamente la rappresaglia. Il 3 agosto 1509 furono scorti sotto le mura di Feltre alcuni soldati imperiali a cavallo. Ammazzavano chiunque incontrassero. L’esercito vero e proprio attendeva poco distante, e infine diede l’assalto alla città. Riuscì ad entrarvi.
I mercenari tedeschi dell’imperatore saccheggiarono tutto il possibile ed infine si diedero all’eccidio indiscriminato. Passarono a fil di spada tra i 200 e i 400 feltrini.
Ma nel novembre 1509 Feltre tornò in mano ai veneziani. Venne massacrata una seconda guarnigione imperiale, asseragliatasi nel castello della città (ls torre di Alboino ndr). Furono risprmiati il capitano e due soldati. Al capitano vennero cavati gli occhi. Ai due soldati, che ebbero in consegna il capitano accecato, affinché lo consegnassero all’imperatore, vennero invece amputate le mani.
Non passò nemmeno un anno. Ai primi di luglio del 1510 si diresse verso Feltre un grosso contingente di truppe. Cavalli, fanti. Qualche bocca da fuoco. Sventolava l’aquila a due teste di Massimiliano I-
Bastarono poche cannonate contro le mura, più che altro di avvertimento. Le truppe entrarono in ccittà senza colpo ferire. Porte e finestre erano sprangate. Un silenzio irreale. Gran parte dei feltrini si erano dati alla fuga memore dell’eccidio dell’anno precedente. I veneziani, consci del fatto che Feltre non era difendibile, avevano per tempo sguarnito la città e portato via l’artiglieria pesante…
Le truppe imperiali saccheggiarono la città liberamente. Ammazzarono i pochi che incontravano… Sfondarono le porte delle chiese a colpi di colubrina. Bevettero il vino delle cantine. Tre giorni di questo carnevale e una voluta di fumo salì nel cielo. E poi le fiamme. Alte e grandi. Fiamme a non finire. Per tre giorni e tre notti. I tetti sfrigolarono. Insieme alle case, ai libri, alle madie, alle cassapanche e a ogni altra vanità.
Infine si levò un giorno grigio che svelava montagne di cenere e rovine. Odore forte di abbrustolito, io immagino, qua e là macerie fumanti.
Feltre venne rasa al suolo. I documenti non lasciano dubbi. il fuoco divorò il 70 % della città, borghi compresi. Per riprendersi da quel cataclisma ci vollero parecchi decenni. Gli studiosi hanno architettato molte spiegazioni di quanto accadde. Si sostiene ad esempio che siano stati i feltrini stessi ad imbandire quella griglia centigrada per arrostire la canaglia tedesca, come gli abitanti di Mosca all’arrivo di Napoleone. Ma non vi sono dubbi sul fatto che la tecnica del “taglia e brucia”, per l’esercito di Massimiliano I, era una strategia militare di prammatica.
-tratto da La via di Schenèr: Un’esplorazione storica nelle Alpi disponibile on line
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Be!!
A quei tempi non si andava per il sottile.
A Rusecco qualche anno prima i mercenari stradioti a cavallo ,vinta la battaglia con i badioti di Massimiliano , li inseguirono nei boschi uni ad uno è lì uccisero tutti , tagliando gli poi la testa e infilandola nella lancia per andare a riscuotere il soldo!
Caro Zaccariotto, la ferocia degli stradioti era frutto della loro cultura, non certo i quella veneziana, tanto che i vari provvveditori ne scrissero turbati, come anche per l’uso che avevano di voler baciare sulla bocca il provveditore veneziano- Massimiliano I era già preceduto da cattiva fama, che confermò con questi atti di crudeltà versoi feltrini,ordinando il massacro e l’incendio. Anche allore le guerre avevano delle regole.