FIUME “REDENTA” DAL D’ANNUNZIO CHE RIFIUTA L’ITALIA. NON LO SAPEVATE, EH…
Di Bruno Pederoda
Grande entusiasmo aveva accolto i Legionari fiumani, al loro arrivo in città. Poi però “Il Comandante (il Vate) commise l’errore di valutazione allorché respinse la proposta del governo italiano di chiamare Fiume all’autodeterminazione e di sostituire le sue truppe con reparti regolari...la città viveva alla giornata, piena di gente con le divise più strane ed improvvisate, dalle camicie rose garibaldine, a gente col monocolo e il pugnale alla cinta con camicia nera.
Quel vivere aveva qualche cosa di surreale, si andava spontaneamente completando il codice della futura dialettica fascista. I seguaci di Mussolini continuavano a delirare per quella teatralità che sarebbe divenuta di li a poco, anche la loro. Non così la popolazione di Fiume. ‘La scarsità di generi alimentari, la paralisi del porto, crearono una forte agitazione tra gli operai, e fecero desiderare ai fiumani il ritorno alla normalità.’
Dopo il ‘Natale di Sangue’ in cui legionari e truppe italiane si scontrarono (la città fu ‘leggermente’ bombardata per far sloggiare il Vate, mentre Roma aveva stipulato con la nuova Jugoslavia il trattato sui nuovi confini che escludeva la Dalmazia) il malessere venne a galla, in occasione dell’elezione dell’assemblea costituente. Si fronteggiavano il blocco nazionale e il partito autonomista. Tutti i pronostici davano per vincente il primo, ‘sostenuto da una clamorosa attività propagandistica, sostenuta da mezzi finanziari e dai fascisti presenti, uniti ai legionari.’
A prevalere, con 3000 voti di differenza, fu invece il partito autonomista, che voleva Fiume indipendente, e rispecchiava in maniera eloquente la volontà di una popolazione che aveva tollerato D’Annunzio fino ai limiti della sopportazione… Alla sera arrivarono i fascisti di Trieste.
riassunto libero da “tra le macerie e miserie di una regione dimenticata.”
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