I VENETI SONO UNA INVENZIONE, NON ESISTONO DALL’EPOCA DEI ROMANI
Pubblichiamo un illuminante intervento di Edoardo Rubini, datato giugno del 2013, che crediamo sia ancora attualissimo (la Redazione).
Egregio,
io sorrido ad ascoltare queste argomentazioni e mi complimento per il lavoro di distruzione culturale compiuto in 150 anni, unico grande successo dell’italietta.
Rido a pensare che – mentre tutte le nazioni hanno subito invasioni, dominazioni, immigrazioni, cambio di gusti e di mentalità – solo per quelle che devono morire per sempre, si dice che sono già morte tanto tempo fa.
Quali sono i tratti salienti e i valori di un gruppo umano?
Guardi, oggi gli “italiani cosiddetti” del 2013 sono assai più “statunitensi” nella politica, nella mentalità e nei riferimenti culturali,di quanto aquileiesi, padovani e altinati nel II sec. d.C. fossero “romani”.
Io domando: cosa vuol dire essere italiani? cosa vuol dire essere veneti?
Nel momento in cui siamo tutti chiamati a rigenerarci nello spirito illuminista di una società apolide e amorale, tutto ciò non ha più senso.
Essere italiani, in definitiva, significa aderire al modello liberale affermatosi con i fasti del 1789 e arrivato qui con i bagni di sangue del 1796-1797 (di cui quasi nessun veneto ha una conoscenza abbastanza precisa).
Quindi, di che cosa stiamo parlando? Della cultura che non abbiamo avuto? Io invece dimostro che l’avevamo, e le sue tracce persistono ancora, se vogliamo recuperarla: la prima cosa da fare è, ovvio, studiare e capire le cose nascoste.
Oppure della cultura che non dobbiamo più avere in osservanza del principio “democratico”, perché la logica è quella di cui sopra?
Ciò che nel provincialismo attuale (vigente dove arriva il tricolore, da Lampedusa a Bressanone) desta scandalo come “esclusivismo etnico” o “rivendicazione anacronistica”, è la cosa più importante e pacifica presso i popoli più liberi, perché consapevoli delle loro radici e presso gli intellettuali più colti, perché non legano l’asino dove vuole il padrone e quindi non si prestano a spacciare per cultura la vulgata di Stato.
Guardi, il mondo si inchinava davanti a San Marco, mentre ora fa un pernacchio davanti al modello bunga bunga made in italy.
Quella roba lì ci è stata imposta, sotto forma di garibaldi, di berlusconi o della ministra kienge: il sottofondo di volgarità e qualunquismo è sempre quello, anche se le tifoserie dell’italietta si dividono su queste bandierine.
A me basta che si ammetta che i Veneti nella storia sono stati un’altra cosa: forse mai è esistita nazione con una tale forza di personalità, con una tale continuità, con una tale vitalità e originalità.
I Romani dove sono arrivati hanno fatto la stessa politica, di dominio, certamente, ma non di cancellazione etnica.
Se uno vuole conoscere la storia del suo popolo la studi, sennò prenda la bandierina e vada allo stadio, o peggio ai comizi del demagogo di turno. Ma non venitemi a dire che fate il Veneto con questo sistema: abbiamo già visto pontida e dintorni, abbiamo già dato. Un popolo non vive senza impegno, fatica, sacrificio: il tutto dovuto (che produce il tutto in malora) lasciamolo ai liberali.
Perché ripetere i luoghi comuni? Lei come fa a far discendere i Veneti delle lagune da una città fondata dai Romani?
Forse i Romani erano 100 milioni e hanno colonizzato interi continenti disabitati? Li hanno uccisi tutti, una volta occupati? O hanno fatto i conti con loro?
I Romani hanno organizzato il territorio, hanno creato la loro struttura politica di controllo, hanno certamente esercitato un influsso, ma non hanno sostituito etnicamente o fisicamente chi abitava quelle lande. Non è colpa loro se noi adesso rinneghiamo o ci disinteressiamo del nostro patrimonio culturale (benché siamo sotto occupazione: la responsabilità di ciò che facciamo retsa nostra).
Certamente, i Francesi di oggi sono i discendenti dei Galli di allora, loro stessi non ne dubitano. Perché dovrebbero?
I Lombardi non sono discendenti solo dei Longobardi, ma in parte, poiché prima in quell’area alpino-padana c’erano Leponzi, Insubri, ecc.; i Longobardi arrivano solo nel 568, quando quella regione si chiama ancora “Liguria”.
La romanizzazione delle Venetiae è stata un fatto superficiale, come ovunque: in Giustizia Veneta troverà una raffinata analisi che fa emergere i valori etnici del nostro popolo, come si sono perpetuati dall’originaria cultura sorta nell’età del Bronzo nel rinato autogoverno nell’Alto Medioevo.
Ho ripreso testi di elevatissimo valore scientifico scritti in diversi epoche, messi da parte dall’accademia italiota (trova tutti i riscontri in nota a piè di pagina). Immagino lo stupore e l’incredulità di tanti nello scoprire cose enormi a lungo nascoste, ma la storia è là, che resta celata come una bella donna che si concederà solo a chi la merita.
Il paradosso è che il “riferimento universale” sarebbe la nazione italiana: culturalmente nella storia non c’è mai stata.
Quindi, non c’è ragione per noi di avere il “complesso d’inferiorità”.
Comunque, se legge le cose che le ho gentilmente inviato, avrà la possibilità di fare passi in avanti poggiando i piedi su pietre ben solide.
WSM
Edoardo Rubini