Il Felze, un componente della Gondola
di Carla Sitran
Il felze….. era una cupola che veniva posta sulla gondola per proteggere il passeggero dalla pioggia e dalle intemperie. All’inizio era una semplice tettoia ricurva come una mezza botte e ricoperta di frasche o di panno e in seguito di legno, il passeggero poteva stare anche in piedi.
Una testimonianza, scritta del XII secolo, riporta ” platus cohopertus cum felce”. La prima testimonianza iconografica risale al 1494 in un dipinto del Carpaccio. Particolare del “Miracolo della reliquia della Croce al Ponte di Rialto” Gallerie dell’Accademia. Alcuni anni a seguire il felze ci appare in un dipinto di Giovanni Mansueti rivestita di tessuto a fantasia.
Un’altra occasione mondana di uso del felze era il matrimonio: dopo la cerimonia, le spose avevano l’abitudine di recarsi in gondola con le amiche a far visita alle parenti monache. Fino al XVI secolo le spose erano sedute in bella vista su una panchetta fuori del felze; in seguito verso il ‘600, presero posto su un ricco tappeto all’interno del felze che veniva tenuto aperto per poter ammirare la sposa.
L’Aretino, amico del Tiziano, nel 1537 vedendo dalla sua abitazione in Canal Grande le novizie sedute fuori dal felze scrisse: “de le belle spose rilucenti di seta d’oro e di gioie superbamente poste nei trasti per non iscemar la reputazione di cotanta pompa, non parlo”.
In questo quadro possiamo vedere già il felze di legno con le sembianze di una cabina, in seguito verrà ricoperto di damaschi e velluti. In un dipinto di Ludovico Pozzoserrato della metà del ‘500 “ La Piazzetta”( Museo Correr), si vedono delle gondole in fila che sostano lungo la riva di Piazza S. Marco, hanno tutte un felze come la foto sovrastante, ma rifinite in modo migliore.
Nel 1562 i Provveditori alle Pompe, indicarono una linea per non strafare nei lussi del vestire, mangiare, agghindare cocchi e felzi. All’epoca il felze, da semplice copertura divenne un’ostentazione di lusso e potere: all’interno c’era un divanetto che veniva ricoperto, come tutto l’interno del felze, con tessuti molto pregiati dai rasi alle sete ai broccati, specchi, finestrelle di vetro molato. Le passamanerie ricercatissime nere finivano sempre con dei fiocchi in seta. Le guarnizioni pregiate non venivano fissate , ma rimanevano mobili, da poter togliere in caso di brutto tempo.
I Provveditori imposero il colore nero per il felze e la gondola, di modo che fossero tutte uguali per non fare differenze tra i proprietari. Ma un occhio attento notava subito il proprietario ricco dalla qualità delle rifiniture.
La gondola, chiusa dal felze divenne anche luogo di incontri per giovani amanti e coppie clandestine.
A Venezia sembra si chiamasse anche “ caponéra “, (gabbia per i capponi). La caponéra veniva fatta dagli squeraroli, in legno di noce, poi le donne di casa o dei tappezzieri le rifinivano all’interno. Gli artisti intagliatori del legno impreziosivano il felze con divinità marine, teste di leoni, fiori stilizzati e grifoni.