Il leone di Lissa “prigioniero” a Livorno
“Rispolveriamo oggi questo vecchio articolo del mai troppo compianto Millo Bozzolan”
Il monumento di Lissa eretto dagli austroungarici in onore dei caduti (molti erano i veneti e dalmato veneti), oggi è “prigioniero” della marina italiana in un cortile interno della base di Livorno.
Achille Beltrame, il famoso illustratore, dedicò al “furto” del monumento trasportato poi a Livorno una copertina della “Domenica del Corriere”.
Lissa (in croato Vis, in greco antico Issa, Ίσσα) è un’ isola del Mare Adriatico, situata al largo di Spalato, che oggi appartiene alla Croazia nelle cui vicinanze si svolse, il 20 luglio 1866, la celebre battaglia navale, nel corso della Terza Guerra di Indipendenza.
Un monumento a memoria dei caduti, opera dello scultore triestino Leone Battinelli, venne innalzato nel 1867 nel cimitero di Lissa. Rappresentava al di sopra di un alto basamento un leone coricato morente (o dormiente, secondo altre, improbabili, fonti) – alludente probabilmente a quello di San Marco – che stringeva fra le grinfie una bandiera austriaca. Sui lati del basamento vennero scolpiti i nomi dei trentotto marinai austriaci (dalmatini e veneti, caduti (e quanto su fossero veneti basti pensare al timoniere di Pellestrina a cui l’ammiraglio austriaco Tegetthoff si rivolse in veneziano). La lingua ufficiosa della marina austro veneta era infatti il veneto .
Al termine della prima guerra mondiale le truppe italiane presero possesso delle terre della Dalmazia promesse col Patto di Londra, fra le quali anche l’ isola di Lissa. Il monumento ai caduti della battaglia venne allora modificato con la parziale rimozione delle originali targhe in lingua tedesca e l’ aggiunta di due placche: “Italia vincitrice” e “Novembre 1918“. Il fatto è ricordato in una copertina della “Domenica del Corriere”.
Quando la gran parte della regione venne annessa al nuovo Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, il monumento venne smontato e trasferito a Livorno, presso l’ Accademia Navale dove si trova tuttora. A Lissa nel secondo dopoguerra le autorità jugoslave eressero una copia in scala ridotta del monumento originario.
Diversi anni fa, io, a nome del gruppo autonomista di cui facevo parte, scrissi all’Accademia navale di Livorno, chiedendo il permesso di portare una corona, come veneto, ai caduti austro veneti. Credo di averli mandati in tilt… Mi risposero dopo mesi, dicendo che non era possibile essendo il cortile della caserma, zona militare. :D. Immagino le consultazioni, fino a Roma, e credo che anche il ministero interessato ne sia stato coinvolto.
Una risata vi seppellirà.
Se Zaia lo facesse ritornare in Veneto no?
eh, impresa impossibile, credo. -anni f aprovammo a far domanda con un gruppetto di amici per deporre una corona. Credo che li mettemmo in una grnd eagitazione.. ci risposero deopo mesi, che non si poteva,,, essendo zona militare. Insomma avemmo la prova che il Leone è ‘prigioniero’. 😀
Il Leone sta bene dove si trova, non è prigioniero. Ho avuto modo di guardarlo bene quando mia figlia frequentava l’accademia. Ciò che altri stati ci hanno tolto ci sarà restituito? Il trasporto in Italia fu la risposta alla vinta Austria
la sua è una opinione, che pubblico m non condivido. Venezia quando aggregò altre terre non cancellò MAI tranne che per i traditori Carraresi, i simboli del passato. L’Italia non mi pare segua la stessa strada,anche col povero leone.