IL PIRATA BARBAROSSA, LA SCHIAVITU’ BIANCA IN ALGERI, 20.000 SCHAVI CRISTIANI LIBERATI.
I successi delle armate spagnole portarono il governo di Algeri a richiedere aiuto al di fuori del paese. In quel periodo, Horuc (Aruj) e Hayradin (Haradin), figli di un vasaio di Lesbo, erano diventati famosi corsari. In un periodo in cui la spada di un avventuriero spesso portava fortune più grandi di quelle che potevano essere ottenute da uno sforzo non violento, loro erano temuti per le loro abilità, il loro coraggio e la loro forza. Algeri chiese aiuto a loro.I corsari lasciarono il mare per dominare la terraferma o, meglio, con incursioni anfibie presero possesso di Algeri e Tunisi mentre continuavano le loro scorrerie per mare. Il nome di Barbarossa, con cui sono conosciuti fra i Cristiani, è uno dei più terribili della storia moderna.
Infestarono i mari con le loro navi pirata, ed effettuarono scorrerie sulle coste spagnole e italiane fino a che Carlo V fu sollecitato a prendersi l’impegno di sconfiggerli. Le varie forze dei suoi ampi domini furono impiegate in questa nuova crociata.
«Se l’entusiamo» dice Sismondi «che armò la Cristianità dei primi giorni era ormai quasi estinto, un altro sentimento, più legittimo e razionale, ora univa l’Europa in un voto. La sfida non era più riconquistare la tomba di Cristo, ma difendere la civiltà, la libertà e le vite dei Cristiani.»
Un fedele corpo di fanteria dalla Germania, i veterani di Spagna e Italia, il fiore della nobiltà Castigliana, i Cavalieri di Malta, con una flotta di quasi cinquecento vascelli provenienti da Italia, Portogallo e anche dalla lontana Olanda, sotto il comando di Andrea Doria, il più grande comandante navale di quel periodo andò verso Tunisi. La spedizione, sotto gli occhi dello stesso Imperatore e con il permesso e la benedizione del Papa, era costituita da uno degli eserciti più completi mai visti.
Barbarossa si oppose con coraggio, ma con forze inferiori. Mentre cedeva lentamente agli attacchi Cristiani, la sua sconfitta fu accelerata da un’inaspettata rivolta interna.
Confinati nella cittadella c’erano molti schiavi Cristiani, che, sostenendo il diritto alla libertà, ottennero una sanguinosa emancipazione puntando l’artiglieria contro i loro vecchi padroni.
La città si arrese all’Imperatore, i cui soldati però si concessero i disumani eccessi della guerra. Il sangue di trentamila abitanti innocenti tinse di rosso la sua vittoria.
In mezzo a queste scene di orrore ci fu uno spettacolo che gli offrì una certa soddisfazione.
Diecimila schiavi Cristiani gli andarono incontro, non appena fu entrato in città, e si inginocchiarono davanti a lui, omaggiandolo come loro salvatore.
Nel trattato di pace che seguì, fu stipulato espressamente che tutti gli schiavi Cristiani, di qualsiasi nazionalità, dovevano essere liberati senza riscatto, e che nessun suddito dell’Imperatore sarebbe dovuto finire in schiavitù.
La manifesta generosità di questo impegno, la magnificenza con cui fu portato avanti, e il successo da cui fu coronato, portarono all’Imperatore più omaggi di qualsiasi altro evento accaduto durante il suo regno.
Ventimila schiavi, liberati dal trattato o dalle armi, elogiarono il suo nome in Europa. È probabile che, in questa spedizione, l’Imperatore fosse governato da motivi non molto più alti della volgare ambizione o della fama; ma i risultati che ottenne, ovvero l’emancipazione di così tanti Cristiani dalla crudeltà delle catene lo mettono, assieme al Cardinale Jimenes, fra i primi Abolizionisti dell’era moderna.
Di sicuro non si ricorda una singola concessione, fatta da re o Imperatori, che abbia prodotto risultati a lungo termine più disastrosi di questa. Il Fiammingo infatti vendette il suo privilegio a una compagnia di mercanti Genovesi che organizzò un traffico di schiavi sistematico fra Africa e America.
Così, mentre da un lato aveva mosso una imponente forza militare per contrastare le scorrerie del Barbarossa e per abolire la schiavitù Cristiana a Tunisi, l’Imperatore aveva, dall’altro, gettato la pietra angolare di un nuovo sistema schiavistico in America, in comparazione al quale l’enormità che aveva cercato di sopprimere appariva triviale e fuggitiva.
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