IL TIGLIO,L’ALBERO SACRO DEI VENETI.
Di Millo Bozzolan
Oggi è rimasta qualche traccia dell’importanza del tiglio per i Veneti Padri, giacché ancora si trova nell’araldica di qualche comune delle Alpi e della pianura. E anche nei nomi, come ad esempio per Teglio Veneto, territorio ai confini della Patria del Friuli e della Venetia de tera.
In tutti i territori che vanno dalla Carinzia, alla Slovenia, al Friuli e al Veneto (l’antica X Regio, definita l’angolo dei Veneti), le riunioni si tenevano all’ombra di questo particolare albero, scrive Rubini: “Tanti paesi sloveni ed istriani serbano ancora un esemplare di tiglio in piazza o vicino alla chiesa, mentre un paesetto del Friuli porta tuttora il suo nome in sloveno “Lipa”. Esso però nell’antichità figurava anche nei paesi veneti: qualche comune del Cadore, ad esempio, lo porta ancora nel suo stemma”.
Il compianto prof. Jožko Šavli ha tracciato un quadro generale sulla struttura sociale dei Veneti antichi in età protostorica.
Il ricco lascito culturale dei Veneti antichi si riscontra in caratteristici fattori etnologici, rimasti radicati sia sul territorio, sia nelle tradizioni locali. Tra le tracce inconfondibili troviamo il persistere nei secoli dell’albero di tiglio, che marcava il luogo della vita comunitaria irradiando la luce divina sulla vita politica e giudiziaria. Un tempo il tiglio era circondato dai sedili di pietra dei membri della banca, eletti dalla vicinìa. Questa pianta ha trovato diffusione con queste caratteristiche nell’areale dove, durante l’Età del Ferro, più si diffuse l’arte delle situle: Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Istria, Carinzia, Stiria, Tirolo, Slovenia, ma anche Baviera e Baden-Württemberg .
«Sin dai tempi più remoti quest’albero occupa un posto importantissimo nelle tradizioni popolari degli Sloveni. Non si può immaginare un abitato importante senza la presenza al suo centro del tiglio del villaggio sotto il quale, sino al secolo scorso, si riunivano sotto la guida del sindaco (slov. župan) gli uomini eletti che rappresentavano la comunità o vicinia (slov. sosednja). L’area sottostante il tiglio era il centro di tutta la vita sociale del paese. Vi si svolgevano incontri e feste da ballo ed ogni anno vi aveva luogo la prima danza, il rito cioè che sanciva l’entrata dei giovani nella vita degli adulti. L’usanza si conserva tuttora nella valle della Zila (ted. Gail) in Carinzia. Nelle leggende popolari slovene il tiglio si presenta come una pianta che offre ricovero ai giusti. Anche la Madonna col Bambino durante i suoi pellegrinaggi riposa alla sua ombra» .
«Le assemblee popolari si svolgevano sotto il tiglio, l’albero sacro che testimoniava la presenza divina e che richiamava gli uomini alla responsabilità davanti a Dio per le azioni che essi compivano» . Grazie al lavoro di ricerca condotto dalle comunità slovene del Friuli Venezia Giulia conosciamo bene il rito e le formule, anche religiose, che guidavano l’attività politica e giudiziaria dell’Arengo e delle Vicinie, organismi assembleari d’origine antichissima .