INTERVENTI UMANITARI – COME SI INVENTA “LA BARBARIE DEGLI STATI PREUNITARI”
"L'altro risorgimento" di Angela Pellicciari.
– Quando Londra e Parigi (ossia Palmerston e Napoleone III) decisero di appoggiare i Savoia nella conquista dei principati italiani, i giornali europei si riempirono di resoconti raccapriccianti sul malgoverno dello Stato della Chiesa e del Regno delle Due Sicilie: quei popoli «gemevano» nella miseria, nell’arretratezza, sotto una feroce repressione reazionaria di regimi stupidi e feroci. Talché occorreva «un intervento internazionale» per mettere fine a governi «contrari agli interessi della popolazione». Come in Afghanistan un secolo dopo, occorreva liberare le donne dal chador.
Si scrisse che il Vaticano condannava i colpevoli alla frusta. Effettivamente, c’erano circa cinque o sei frustati l’anno. In Gran Bretagna, il gatto a nove code era un sistema corrente di punizione applicato dai tribunali in 7-800 casi l’anno, e usato normalmente senza alcun processo contro i marinai delle navi da guerra.
Secondo i resoconti, nel Sud infuriavano le pene capitali senza controllo. In realtà, dopo la fallita «rivoluzione» del 1848, i tribunali napoletani comminarono ai rivoluzionari mazziniani e filo-francesi 42 condanne a morte. Re Ferdinando II le commutò tutte, non fu eseguita alcuna esecuzione.
Nel civile regno di Sardegna, modello dei giornali europei, il 26 marzo 1856, il deputato Brofferio della sinistra insorge contro l’eccessivo numero di esecuzioni capitali comminate da quando il governo piemontese è diventato «costituzionale e liberale»: 113 esecuzioni tra il 1851 e il 1855, mentre il governo assoluto precedente (1840-44) ne aveva eseguito solo 39. Il regno savoiardo costituzionale condannava a morte otto volte di più della Francia, lamentò Brofferio.