La “conquista” dell’America Latina. Una leggenda nera da ripulire?
CHI GESTISCE QUESTO BLOG cerca di mostrare certi lati della storia nascosti o, peggio ancora, manipolati, ad uso e consumo delle ideologie dominanti oggi. Non solo per quanto riguarda la storia dei Veneti, ma la Storia in generale. Essendo noi Veneti le prime vittime del processo, abbiamo le antenne più sensibili.
E’ una delle leggende nere più dure a morire, quella della colonizzazione dell’America Latina. Povere popolazioni inermi, pacifiche e innocue letteralmente annientate dai conquistadores spagnoli e portoghesi. Tanti esseri umani che, quando non furono uccisi, vennero ridotti in schiavitù. Città depredate, risorse saccheggiate e così via… E’ indubbio che, come spesso capita nella storia dell’umanità, non mancarono gli abusi, anche gravi. Ma da qui a costruire “a tavolino” un luogo comune di questa portata, ci vuole davvero impegno. E probabilmente di impegno ce ne misero tanto coloro che alcuni secoli fa decisero che questa parte della storia doveva essere ricordata in questo modo. Leggiamo questo bell’articolo tratto da Dimensioni Nuove.
“Calunniate, calunniate! Qualcosa rimarrà”. La frase è di Voltaire, uno dei padri dell’Illuminismo francese, ed ha trovato puntualmente conferma nella storia. Soprattutto se a farne le spese è la Chiesa cattolica, vittima di non poche “leggende nere”. Tra esse, clamorosa quella che riguarda uno degli eventi più importanti della storia dell’umanità, il descubrimiento, l’incontro della civiltà europea con quelle precolombiane, in quell’America poi definita ibero-americana. I conquistadores spagnoli e portoghesi, infatti, si sarebbero comportati come avidi predatori che, pur di far fortuna e di riempire le casse dei reali di Spagna e Portogallo, non avrebbero esitato a compiere il massacro degli innocui indios che pacificamente abitavano il continente americano. Sarebbero stati responsabili di un genocidio culturale, perché avrebbero eliminato tutte le tracce di quelle civiltà, e di uno sterminio di massa di quelle popolazioni, che soccombettero alla potenza delle armi dei rapaci europei.
Dietro i crimini dei vari Pizzarro e Cortés, la complicità dei sovrani “cattolicissimi” di Spagna, che avrebbero imposto la loro fede, mettendo i miti Atzechi ed Incas di fronte ad un’alternativa drammatica: abbandonare il loro credo religioso e abbracciare il Cristianesimo oppure essere eliminati fisicamente. Questo quadro fosco e tenebroso non regge però alla prova della storia, quella studiata seriamente e non divulgata superficialmente da chi, per interesse ideologico o pura disinformazione, ripete gli stereotipi di una leggenda nera, montata su prima dai Protestanti del XVII secolo, ferocemente anticattolici, e poi sviluppata da altri movimenti di pensiero, diversi tra loro, ma accomunati dal disprezzo e dall’odio per il Cattolicesimo.
Ripuliamo perciò il nerume della leggenda e restituiamo il bianco alla storia vera. I conquistadoresapparvero come libertadores. Quando arrivarono in America, vennero a contatto con degli Imperi feroci, quello degli Atzechi, in Messico, e degli Incas, nell’attuale Perù. I popoli sottomessi a questi crudeli dominatori accolsero gli spagnoli come i loro salvatori e, nel ruolo di “collaborazionisti”, contribuirono alla vittoria militare dei nuovi venuti. Sebastiana Papa ha curato una Vita degli Aztechi nel Codice Mendoz, libro per nulla favorevole agli spagnoli e ai loro “cattolicissimi sovrani”. Ciò nonostante possiamo leggere quali fossero alcune delle abitudini degli Aztechi, non proprio corrispondenti al mito del “buon selvaggio”. Nello Stato azteco la pressione fiscale era fortissima, e chi non pagava il tributo stabilito era venduto schiavo; nessun sovrano poteva essere incoronato, finché non avesse catturato con le sue mani prigionieri da sacrificare nella festa dell’incoronazione; in occasione della maggiore festa azteca, si sceglieva per tempo e con grande cura un giovane che non presentasse alcun difetto, lo si istruiva nella musica e nella danza, gli si davano quattro fanciulle con le quali potesse avere per venti giorni la più completa e varia intimità carnale, dopo di che lo si immolava a Tezcatlipoca, l’invisibile signore del Cielo e della Terra. Altra gentile “abitudine” quella che cadeva nel mese di settembre: veniva scelta una giovanissima ragazza schiava, sui dodici o tredici anni. Vestita con gli ornamenti e gli attributi di Chicoinecoall riceveva nel tempio della dea l’omaggio di tutto il popolo e le offerte di pannocchie di mais, di fiori, di legumi e di frutta. All’improvviso la musica cessava e un sacerdote in gran fretta le tagliava la testa. Il corpo veniva immediatamente scuoiato.
Un codice azteco racconta che nel 1487 furono sacrificati 20.000 prigionieri in occasione dell’inaugurazione di un nuovo tempio dedicato al dio colibrì. Ogni primo mese dell’anno uccidevano moltissimi lattanti e poi li divoravano. Il rito sacrificale consisteva nel portare le vittime in cima alle piramidi. Qui veniva strappato il cuore ancora pulsante e i corpi venivano precipitati dalle piramidi. I corpi venivano scuoiati, con le pelli venivano fatti abiti per la casta sacerdotale mentre le altre parti del corpo venivano mangiate: dopo il pasto si ubriacavano. Gli Incas non erano da meno. Non solo i conquistadores ma anche la loro religione, che annunciava un Dio buono, non assetato di sangue umano, fu accolta come un’inattesa liberazione e gli indios si fecero battezzare.
Si obietta che le popolazioni precolombiane, anche quelle che accolsero gli spagnoli come liberatori dall’efferato dominio di Atzechi ed Incas, furono decimate. Il dato è reale, anche se con i dovuti distinguo perché ancora oggi buona parte della popolazione di stati dell’America centrale, quali Guatemala, è di origine india. Si omette però di ricordare quale fu la causa di questa moria: non certo la violenza degli spagnoli, ma per la diffusione di malattie che gli europei importarono involontariamente.
l’articolo è di Severino Sgroi.