LA “RISCOPERTA” DEI VENETI ANTICHI, COME E QUANDO AVVENNE.
di Loredana Capuis - Università di Padova
Dalla leggenda alla storia
Se dalla leggenda delle origini vogliamo passare ad una ricostruzione storica della vita e della cultura dei Veneti, in assenza di una solida documentazione scritta di prima mano (così come pertutti gli altri popoli dell’Italia preromana), unica nostra fonte di conoscenza è la documentazione archeologica, una realtà che cominciò a delinearsi poco più di un secolo fa in seguito ad un ritrovamento fortuito.
Nel 1876 infatti, durante occasionali lavori agricoli, si scoprirono ad Este due tombe che, per quei casi fortunati che molto spesso segnano il percorso delle scoperte archeologiche, non contenevano solo “cocciame” di poco valore ma oggetti di assoluto rilievo, tra cui vasi di bronzo riccamente istoriati che subito misero all’erta gli studiosi facendo intravedere che nel sottosuolo di Este dovevano celarsi ricche testimonianze di una civiltà precedente la romana,l’unica di cui fino ad allora si aveva coscienza.
Di qui l’avvio di scavi e ricerche sistematiche che portarono in pochi anni alla luce centinaia di tombe.Spetta ad Alessandro Prosdocimi, estense e uomo di rara sensibilità e cultura, il merito di aver fatto il punto su queste scoperte in una pubblicazione apparsa nel 1882, cioè a soli sei anni dai primi ritrovamenti, sulle Notizie degli scavi la rivista ufficiale dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Il quadro di sintesi elaborato da Prosdocimi resta ancor oggi valido nelle sue principali linee portanti:tuttora valida, seppur con alcuni aggiustamenti e perfezionamenti dovuti all’affinarsi degli studi, èad esempio la sua suddivisione dei vari ritrovamenti (e quindi dello svolgimento della cultura veneta preromana) in quattro periodi, a partire dalle prime attestazioni tra IX a VIII secolo a.C. finoalla graduale romanizzazione tra II e I secolo a.C.