LA SCHERMA, I DUELLI.. CHE PASSIONE PER I VENETI!
Ricorderete una certa ritualità nei duelli western col revolver. Ebbene le radici le troviamo nella antica arte della scherma, praticata come sport ma anche come mezzo per risolvere le questioni d’onore. Pare che i veneti ne andassero pazzi e qualche schermitore raggiunse fama internazionale.
Antonella Todesco
La scherma aveva avuto tra i Veneti, sin dal secolo XVII maestri rinomati tra i quali il padovano Salvatore Fabris vissuto alla corte di Danimarca. Dopo di lui ebbero fama nella scuola veneziana Nicoleto Giganti che fu un innovatore nell’arte delle armi, Francesco Alfieri, Bondí di Marzo ed altri.
Si discuteva con le più capziose distinzioni, di ingiurie, del numero dei campi, della scelta delle armi, con quali persone un cavaliere poteva entrare in duello, quali armi adoperare ecc… anche riguardo ai rappacificamenti, nelle ritrattazioni dissertando sul modo di fare pace in via cavalleresca e cristiana, senza che la confessione del proprio torto avesse a ledere la dignità.
Purtroppo nel concetto dell’ onore s agitava il contrasto di un duplice sentimento, la spavalderia e la servilità cosicché la scienza cavalleresca degenerò, specie in terraferma, in duelli che si trasformavano in vere e proprie risse con la spada e che accadevano per questioni di preminenza di rango, di passaggio a destra o a sinistra e per altri futili motivi.
Nei duelli l’azione d’ingiuria era prescritta entro un anno; l’ingiuriato veniva chiamato “attore”,
l’offensore “reo”. Il provocato era ammesso a duello anche se inferiore di grado, il provocatore doveva essere pari o superiore.
L avviso (cartello) o si spediva tramite un messo qualunque, segnando un limite di tempo all’accettazione (di solito 40 giorni), nominando un procuratore per ricevere la risposta, oppure, non potendosi effettuare la consegna, si affiggeva, e l’affissione surrogava la citazione; questa però doveva contenere le testimonianze di coloro che potevano provare la realtà dell’ offeso.
P.G Molmenti