LE GALLINE PADOVANE E I PORCELLI DEI ‘FURLANI’, COME DONO AL DOGE,
Di Milo Boz Veneto
LE GALLINE PADOVANE E I PORCELLI DEI FRIULANI. mi raccontava Andrea Mangoni che come segno di sudditanza, ogni anno i padovani, in ricordo della guerra persa con i veneziani, dovevano omaggiare la città Capitale con alcune galline, poi liberate per le calli e oggetto di “conquista” dei popolani. Anche i friulani erano però soggetti a tributi “animaleschi” verso la Dominante. Per commemorare la vittoria sul Patriarca di Aquileia, la repubblica aveva imposto al vicino di spedire ogni anno, nel giovedì grasso, un toro e dodici porci (credo fossero dodici i castellieri sottomessi), che venivano abbattuti sulla piazza di San Marco dai Fabbri, armati di lance, di scimitarre e di lunghissime spade.
Il doge passava poi in una sala del palazzo ducale, dove abbatteva a gran colpi certi castelletti di legno, rappresentanti le fortezze dei signori Friulani. L’evolversi civile del Governo Veneziano proibì questa usanza crudele nel 1445. Sopravvisse invece, finché sopravvisse la Corporazione dei macellai, l’usanza di decapitare un bue d’un sol colpo come prova di maestria da effettuarsi in pubblico il giorno di giovedì grasso.