L’istoria della Fritola
ho frugato le pagine di libri santi ed empi
ne le nebbie dei secoli, ne la notte dei tempi.
Dall’epoche preistoriche fino all’età volgare
ogni angolo ho frugato in terra e in mare.
scrutai le eterne pagine della Sacra Scrittura
(un’edizione postuma, riveduta e corretta,
in forma di elzeviro e un po’ licenziosetta);
ivi si legge chiaro, che il frutto proibito della donna
trovato si bello e saporito non era già dell’albero,si del ben che del male,
ma una vistosa fritola che lo spirito infernale
impastó di sue mani sulla fiamma corrusca,
la farina del Diavolo non va tutta in crusca!
Anzi fu proprio allora, crepando dalla voglia
di gustare la fritola, ch’Eva mangió la foglia!
giunsi a Noè, celebre inventor del vino.
pensó di utilizzare meglio quel dolce succo.
poscia lo espose al sole sin che fu condensato,
indi, presa la fritola dagli avi ereditata,
vi insinuò con esperta mano l’uva seccata.
di delicato cibo, di squisita pietanza;
e nelle ingorde cene del pasciuto epulone,
fu sempre reputato il più ghiotto boccone.
i cedrini del Libano e qualche altro ingrediente.
Allora di gustarla crebbe tanto la smania
che lauta parte n’ebbero, Spagna, Italia e Germania.Fu qui che il re Gambrino, della birra inventore
riformator profondo, le dette nuovo sapore.
Come Noè, Gambrino, che il biondo capo intreccia di luppolo dorato
utilizzó la feccia del nordico licore, e con tale fermento
si giudicó la fritola il più grande portento.
si che in San Marco erigesi a lei vago un tempietto
e la commossa turba fra cantici e le preci
su l’altare sacrifica con centesimi dieci.
e son fragranti incensi di soave profumo.
e il suo benigno riso il popolo conquide
che innalza sempre nuovi voti e fervide preci,
che sempre a lei sacrifica con centesimi dieci.