LO STRANGOLAMENTO FISCALE, IN USO NEL TARDO IMPERO ROMANO, IDENTICO A QUELLO DEGLI STUDI DI SETTORE.
L’iniqua tassazione della Bisanzio di ieri sembra abbia inspirato la Roma d’oggi:Il sistema fiscale romano della iugatio-collatio sopravvisse fino alla fine del VII secolo per poi scomparire sotto il regno di Giustiniano II.
Era un sistema fiscale che stabiliva l’ammontare delle tasse da pagare in anticipo, senza tener conto di carestie, pestilenze, terremoti, inondazioni, devastazioni dei barbari ecc.
Le autorità erano disposte a ridurre i carichi fiscali solo in caso di catastrofi molto gravi, che non potevano passare inosservate.[2] Così in caso di anni di cattivo raccolto i cittadini che non riuscivano a guadagnare il necessario per pagare le tasse abbandonavano spesso i loro possedimenti per sfuggire agli esattori.
Il crescente risentimento per il rapace fiscalismo e per lo sperpero di risorse attuato dagli agenti di Giustiniano, Stefano e Teodoto, per la realizzazione di costose opere edilizie e nel mantenimento del sontuoso stile di vita della corte, portò a un forte malcontento nei confronti di Giustiniano II. Il supervisore dei lavori edilizi eunuco Stefano il Persiano e l’abate Teodoto sono accusati dai cronisti Teofane e Niceforo di aver commesso diverse iniquità a danni del popolo. Teodoto in particolare, oltre a riscuotere le tasse in modo rude e crudele, confiscò le loro proprietà a diversi dignitari di stato, amministratori e uomini preminenti della capitale. Inoltre anche il prefetto, per ordine dell’Imperatore, ne imprigionò alcuni, riporta Teofane, anche per anni.Tutto ciò non fece che provocare un forte malcontento nei confronti dell’Imperatore.